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Marcello Minenna (dg Agenzia delle dogane e dei monopoli): «Terribile l’impatto del Covid-19 sul mercato del lavoro»

Il direttore generale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, Marcello Minenna, è intervenuto sulle pagine de “Il Sole 24 ore”. «L’impatto del Covid-19 sul mercato del lavoro è stato terribile. Ogni policy-maker dovrebbe tenerlo bene a mente per impostare la politica economica nei prossimi anni ed evitare la tentazione di misure procicliche come il taglio prematuro dei sostegni all’economia reale».

Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale del lavoro, come scrive il direttore, nel 2020 il numero di ore lavorate globalmente è sceso dell’8,8% rispetto al 2019. Circa 12 miliardi di ore perse a settimana, l’equivalente di circa 250 milioni di posti di lavoro andati in fumo. Il più colpito dei continenti è l’Asia, con un calo delle ore lavorate pari a quasi 7 miliardi a settimana. Al secondo posto ci sono America Latina e Caraibi (-1,7 miliardi), seguiti da Europa (-1,2 miliardi), Africa (-900 milioni), Nord America (-620 milioni) e Oceania (-20 milioni).

Un crollo che «si deve all’effetto combinato delle pesanti perdite occupazionali e della riduzione dell’orario di chi ha conservato un impiego. Lo scorso anno il tasso di disoccupazione globale è balzato al 6,5%, in crescita dell’1,1% rispetto al 2019. Si tratta del dato peggiore del secolo: 33 milioni di individui hanno perso il lavoro contro i 21 milioni del 2009, al picco della grande crisi finanziaria. È stata tuttavia la brusca impennata degli inattivi (le persone che non hanno un’occupazione e neppure ne cercano una) con un aumento record di 81 milioni di unità, pari al 71% delle perdite occupazionali totali», spiega Minenna.

La spiegazione di questo dato «è abbastanza intuitiva: la chiusura totale o parziale delle attività lavorative resa necessaria per contenere i contagi ha reso palese a chi non aveva lavoro l’inutilità di impegnarsi attivamente a cercarne uno». In termini di contributo delle diverse aree geografiche, ricorda Minenna, «spicca il peso molto alto di America Latina e Caraibi, dove nel secondo trimestre 2020 gli inattivi sono aumentati di 41,1 milioni, in pratica la metà del dato mondiale. Seppure molto minore (6,7 milioni), in Europa la crescita degli inattivi è stata comunque quasi 3 volte quella dei disoccupati, con un bilancio particolarmente severo per Italia, Francia e Spagna».

Ulteriore aspetto è legato alla riduzione degli orari di lavoro di chi ha mantenuto un’occupazione, che «ha contribuito significativamente (oltre il 50%) al calo complessivo delle ore lavorate nel 2020, ad ulteriore conferma dell’effetto devastante della pandemia».

«Si stima che, al lordo delle varie misure di sostegno al reddito, la perdita dei redditi da lavoro sia stata di 3.700 miliardi di dollari, pari al 4,4% del pil globale», ricorda il direttore generale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. La contrazione maggiore in rapporto al Pil ha riguardato America Latina e Caraibi (-7,8%), mentre «in termini assoluti il primo posto va all’Asia con minori redditi da lavoro per oltre 1.400 miliardi di dollari». L’Organizzazione mondiale del lavoro nota peraltro che «queste cifre potrebbero sottostimare le perdite dovute al Covid-19 in quanto, senza la pandemia, nel 2020 i posti di lavoro sarebbero probabilmente aumentati di 30 milioni rispetto all’anno precedente».

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