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L’Ocse raddoppia le stime sull’Italia | Lo scenario

Sono raddoppiate le previsioni di crescita per l’Italia. L’Ocse stima una risalita del’1,2% per il 2023, in contrasto con il 0,6% indicato a marzo. Un miglioramento che allinea le previsioni a quelle già rilasciate dall’Istat. Certo, rispetto allo scorso anno, quando il Pil era salito del 3,7%, il raffreddamento è notevole. Tuttavia, la temuta recessione, al momento, non bussa alle porte. Anche il 2024, infatti, è visto in crescita seppure dell’1% appena.

Si tratta sempre di una dinamica che corre sul filo del rasoio, viste le incertezze all’orizzonte legate alla guerra in Ucraina, che anziché scemare di intensità diventa sempre più violenta. Altre minacce arrivano dal possibile rialzo dei tassi d’interesse che si riflette sulla sostenibilità del debito pubblico e dall’inflazione che in Italia arriva all’8% contro una media Ue de 6,1%. L’Economic Outlook 2023 dell’Ocse spiega che il Pil globale dovrebbe rallentare dal +3,3% dello scorso anno al 2,7% nel 2023, per giungere poi a «un ancora modesto +2,9% nel 2024».

Per non perdere l’aggancio con l’economia mondiale l’Italia deve eseguire con diligenza i compiti affidati dal Pnrr. «Eventuali ritardi potrebbero ridurre la crescita del Pil», avverte infatti l’Ocse, che richiama alla necessità di attuare le riforme strutturali e di ridurre il debito pubblico. Effettivamente viene ricordato che «la spesa dei capitali messi a disposizione dal Recovery Fund è molto in ritardo rispetto al calendario, con l’indicatore cumulato che alla fine del 2022 è sotto il 50% rispetto ai piani di spesa iniziali» come riflesso dei ritardi nell’attuazione degli investimenti pubblici. In questo momento la priorità è quella di «sostituire rapidamente progetti non fattibili con progetti fattibili» e di rafforzare la capacità della pubblica amministrazione di gestire e realizzare i progetti di spesa pubblica previsti dal Pnrr.

Adolfo Urso guarda alle novità positive. «I risultati sono incoraggianti», commenta il ministro per le imprese e Made in Italy secondo il quale, con le previsioni dell’Ocse e delle altre agenzie che «volgono sempre al meglio», l’Italia «non è stata isolata ma è un faro nel G7, nell’Ue e degli organismi internazionali». Per quanto la politica adottata dal governo mostri, secondo gli economisti di Parigi, «un giusto equilibrio tra prudenza di bilancio e sostegno alla crescita», l’indicazione è tuttavia chiara: «l’ulteriore vantaggio di esercitare ulteriori pressioni al ribasso sul debito». Il Rapporto sul Pil, secondo l’Ocse nel 2023 scenderà al 140,7% e nel 2024 al 139,4%, «ma dovrà imboccare un percorso più sostenibile» con un necessario «consolidamento continuo» negli anni a venire.

Sul fronte internazionale l’Organizzazione parigina fotografa invece un’economia che ha cominciato a migliorare pur restando fragile e incerta. Con la capo economista Clare Lombardelli che parla di una strada «lunga e tortuosa per raggiungere una crescita forte e sostenibile». Tra le principali ombre, l’inflazione “core” – ovvero l’indice del carovita calcolato senza tener conto dei prezzi dei beni più volatili quali energia e alimentari – che continua a dimostrarsi “persistente”. E per questo, secondo gli economisti, le banche centrali devono continuare a tenere stretti i cordoni della politica monetaria, pronte eventualmente a intervenire nuovamente se e dove necessario. Ma al tempo stesso dovranno mantenersi particolarmente vigili per valutare gli effetti ancora incerti dei recenti rialzi dei tassi.

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