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[Lo scenario] Allarme Standard&Poor’s: non sarà semplice affrontare la pressione sul credito

Il 2022 sta giungendo alla fine. È stato un anno in cui tra Covid, guerra in Europa, crisi energetica, e inflazione, si è verificato un rallentamento dei mercati e dell’economia globale. I primi segnali di allentamento di alcune di queste pressioni fanno sperare che le condizioni del credito possano stabilizzarsi nel secondo semestre del 2023, ma trovare una via d’uscita alle tensioni che gravano sul credito lascia poco margine di errore.

Nel breve termine, S&P Global Ratings si aspetta un’intensificazione delle pressioni sui rating del credito, considerato che gli emittenti corporate avranno più difficoltà a trasferire gli elevati costi dei fattori produttivi ai consumatori che si trovano ad affrontare l’aumento dei prezzi e una lieve recessione in alcune delle più grandi economie mondiali. S&P prevede che i tassi di insolvenza delle imprese di grado speculativo negli Stati Uniti e in Europa raddoppieranno. Le principali banche centrali continuano a essere rigide per contrastare l’inflazione, mentre i governi dispongono di sempre meno strumenti fiscali avendo accumulato debito durante la pandemia.

Molti emittenti hanno accumulato un margine sufficiente durante il lungo periodo di condizioni di finanziamento favorevoli per superare il periodo di crisi – almeno per qualche tempo – sostenendo la qualità del credito in molti settori. Tuttavia, i rating sono più bassi rispetto a prima della pandemia e i livelli di indebitamento sono più elevati, con il 29% delle società non finanziarie con rating “B-” o inferiore.

I rischi per lo scenario di base di S&P rimangono decisamente al ribasso, a causa di una situazione geopolitica sempre più frammentata e fragile. L’inasprimento delle condizioni di finanziamento sulla scia di un’inflazione radicata, una recessione più profonda e più lunga del previsto e una persistente inflazione dei costi dei fattori di produzione potrebbero comprimere ulteriormente i margini delle imprese e i bilanci pubblici, portando a un più netto deterioramento del credito.

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