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[L’intervento esclusivo] Stefano Laporta (Prefetto e Presidente Ispra): «L’ecologia integrale di Papa Francesco e la sostenibilità nelle pagine della Bibbia»

Ho spesso riflettuto sulla straordinaria attualità della Bibbia, in particolare facendo riferimento al versetto della Genesi “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”; se volessimo sintetizzare in un concetto, il versetto si può compendiare nella parola sostenibilità, nella sua accezione più ampia: ecoambientale, economica e sociale.

Questi ultimi due anni ci hanno insegnato che non ci può essere salute senza cura, custodia dell’ambiente. Porli in alternativa è un errore e, se mi si permettono i termini, un “peccato”, un “delitto”, dal punto di vista umano ma anche sotto il profilo giuridico. Tutelare l’ambiente ed averne cura è una responsabilità che investe ciascuno di noi. Ritengo che si tratti di responsabilità individuali e collettive, perché nessuno può avere la pretesa e l’arroganza di salvarsi da solo.

E’ evidente il segnale che occorre cambiare rotta, non solo per la pandemia e non solo per le generazioni future, verso cui tutti noi abbiamo il dovere di preservare l’ambiente e il mondo che ci è stato donato, ma vale anche per le nostre generazioni, per quelle che attualmente vivono nel pianeta, quelle che io definisco “diversamente giovani”, perché è fondamentale avere una buona qualità della vita anche per chi è entrato nell’età adulta.

Emerge ancora una volta la straordinaria attualità dell’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’; non si tratta solo di un documento spirituale e religioso, ma anche di un documento tecnico di ecologia integrale.

Rileggendolo bene, a sei anni di distanza, le parole del Santo Padre appaiono come un vero e proprio manifesto della transizione ecologica, in cui ci sono delle indicazioni e dei criteri tecnici e in cui si parla chiaramente della tutela dell’ambiente e del Creato a 360°, che include anche lo sradicamento della miseria, l’attenzione per i poveri, l’accesso equo, per tutti, alle risorse del Pianeta, perché, come recita l’Enciclica, “Niente di questo mondo ci risulta indifferente”.

Tutto ciò deve essere considerato tenendo presente lo scenario futuro: siamo orientati ad un new green deal, con obiettivi posti a livello internazionale e comunitario, secondo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e ad una transizione ecologica cui questo Governo ha dato un forte impulso. Il Presidente Draghi ha illustrato le strategie di Governo: da qui a 10 anni “migliorare il potenziale di crescita della nostra economia” aumentando l’occupazione, anche attraverso i cosiddetti “Green Jobs”, con nuovi modelli economici, con nuovi modelli di produzione e di consumo, e con una adeguata innovazione tecnologica e anche alla responsabilità singola ed individuale, perché il comportamento di ciascun cittadino, non solo delle Istituzioni, diventa fondamentale per la buona riuscita di questi obiettivi.

Da qui a 10 anni dovremo puntare su tecnologie innovative che siano anche in grado di migliorare il potenziale di crescita della nostra economia. Sfida non da poco e non facile, soprattutto in questa fase del Paese che soffre di una situazione di crisi dovuta alle restrizioni rese necessarie a causa della pandemia in corso. 

Ecologia, tutela dell’ambiente sono dunque tematiche cui dovremmo dare tutti priorità, non sono un’opzione; sono la soluzione. La pandemia ci ha insegnato, tra le altre cose, come la custodia del bene comune, della “casa comune” per riprendere le parole del Santo Padre sia necessaria per una buona qualità della vita.

Tutelare l’ambiente, averne cura, ha assunto ora più che mai una valenza strategica decisiva per la salvezza del Pianeta, oltre ad essere una responsabilità che ognuno di noi deve sentire come propria.

Di più: è anche tutela della legalità e difesa e dei diritti umani; la mancata tutela dell’ambiente influisce sulla possibilità di garantire un adeguato rispetto e godimento di quei diritti e, di fatto, limita il godimento dei diritti civili e sociali di ognuno di noi, come più volte in questi anni ha richiamato il Presidente della Repubblica.

In conclusione, vorrei sintetizzare tutto quanto detto in tre parole, di cui l’ecologia intera in senso ampio dovrebbe tener conto: conoscenza ed aggiornamento sulle tematiche ambientali; informazione e diffusione delle informazioni, comunicazione alle istituzioni e ai cittadini, per incoraggiare comportamenti quotidiani virtuosi e rispettosi della natura e dell’ambiente; cambiamento radicale anche del nostro modo di concepire e realizzare la produttività e il profitto, anch’essi dovranno “virare” verso modelli di sviluppo sostenibili.

Mi piace ricordare come un antico capo indiano rispose nel 1850 agli emissari del Governo americano, quando fu loro richiesto quanto volessero gli indiani per cedere le loro terre: «Nessuna somma è possibile chiedermi, perché in realtà è una terra che non è nostra, noi l’abbiamo ricevuta in affitto dai nostri figli.». Questo credo sia un concetto che soprattutto oggi, in un’ottica di inclusione, di rispetto per la natura e di responsabilità verso il prossimo, dovremmo tenere bene a mente.

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