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[L’intervento esclusivo] Carlo Bottari (professore Diritto Costituzionale Università di Bologna): «Il Pnrr si occupi di formazione, salute, sport e benessere sociale. Ecco come»

Il PNRR ha messo in evidenza una problematica che risulta centrale ormai anche per la realizzazione dello stesso piano: il problema della formazione. Il governo Draghi ha avviato un percorso che tiene in maggiore considerazione tanto la formazione quanto la ricerca che in tempi passati, invece, non hanno avuto quell’attenzione che avrebbero meritato per consentire al nostro Paese di essere alla pari con quelli maggiormente all’avanguardia; ciò sia in relazione alla ormai non più rinviabile completa digitalizzazione, così come essere nelle condizioni di poter partecipare, se non competere, agli importanti ed avanzati progetti di ricerca che, ad esempio, hanno portato in tempi eccezionalmente brevi alla scoperta del vaccino che il mondo aspettava con grande ansia.

Naturalmente attribuisco particolare importanza alla formazione anche in tema di attività motorie e sportive, in uno di quei settori che diventano settori cruciali per lo sviluppo e la  crescita del nostro paese. E qui mi corre l’obbligo di far seguire una per me molto sentita considerazione, facendo un richiamo a proposito dei recenti fasti olimpici. Tutti noi abbiamo sottolineato, e molto giustamente, i bellissimi risultati che sono stati conseguiti quest’estate con le olimpiadi e con le paralimpiadi. Il Paese ha gioito, il paese ha sofferto e si è commosso, ed è chiaro che di tutto questo noi dobbiamo ringraziare primariamente i meravigliosi atleti, dobbiamo ringraziare l’eccellente organizzazione, tutti quelli che hanno lavorato attorno a questi importanti eventi per conseguire questi memorabili risultati.

Però confesso che avrei gradito che una  parte di questo merito fosse stato riconosciuto anche alle facoltà di scienze motorie; in 20 anni di attività, da quando sono state istituite all’inizio degli anni duemila – e Bologna è stata una delle prime grazie alla lungimiranza e determinazione di Fabio Roversi Monaco – hanno svolto un’intensa e qualificata attività di formazione e di ricerca che ha portato  alla realizzazione di una nuova classe di preparatori atletici, di allenatori ma anche di manager dello sport.  

Se questi grandi risultati li abbiamo raggiunti quest’estate, consentitemi di dirlo, qualcosa va anche riconosciuto come merito a tutte le facoltà e ai corsi di laurea di scienze motorie che ci sono in Italia. Le scienze motorie e sportive sono andate acquisendo, negli anni, una loro specifica identità e collocazione, riscuotendo sempre maggiori traguardi e successi: la dimostrazione più lampante di quello che dico è il numero degli  studenti che, ad esempio, nell’ateneo bolognese si è quadruplicato in questi anni con numeri talmente alti tanto alle lauree triennali dove ci sono 200 posti e si presentano ormai 900 studenti, quanto alle magistrali dove abbiamo un top massimo di circa 70-80 iscritti e se ne  presentano 150-160; e, devo anche ricordarlo, la maggior parte vengono da  lauree triennali conseguite in altri atenei, questo per dire che la laurea poi conseguita all’università di Bologna ha acquisito un notevole prestigio a livello nazionale.

Si tratta di due considerazioni che ci tenevo moltissimo a fare: l’una, per insistere sulla formazione e nello stesso tempo sulla ricerca, perché noi dobbiamo fare sempre più ricerca anche nel settore sportivo per migliorare i nostri risultati, per migliorare la qualità della vita, perché l’attività motoria oggi è diventato un elemento essenziale nella tutela della salute del cittadino. Si parla tanto di sanità territoriale che dovrà coniugare contestualmente assistenza sanitaria e assistenza sociale: ma accanto all’assistenza sanitaria e all’assistenza sociale, a mio avviso, noi dobbiamo anche aggiungere l’assistenza motoria: educare la popolazione, a cominciare dai bambini, dalle elementari alle medie superiori, riportare i giovani a praticare attività sportiva, tanto salutare quanto indispensabile dal punto di vista sociale.

Ho letto che il Coni e soprattutto Sport e salute Spa hanno stanziato un fondo molto rilevante per avviare l’educazione motoria nelle scuole elementari e mi auguro che questo avvenga perché dobbiamo cominciare dalle elementari e costantemente proseguire fino alla popolazione anziana, quella che è caratterizzata da malattie croniche che hanno bisogno però di essere seguite oltre che dal punto di vista sanitario anche da una adeguata e guidata attività motoria.

Se ciò potrà realizzarsi noi daremo effettivamente corso a questa nuova tipologia di assistenza sanitaria basata sulla territorialità, una territorialità che vuol dire mettere più a contatto, più vicino possibile, il paziente e colui che lo deve seguire: la presa in carico, di cui parliamo tanto, che significa ricostruire un rapporto fiduciario tra cittadino e la sua assistenza. Abbiamo tantissime risorse stanziate, come mai ne abbiamo avute in questi comparti. Vanno utilizzate con grande attenzione coinvolgendo soprattutto gli operatori, i lavoratori del settore, i dottorandi, gli studenti ed i ricercatori che avranno il compito di sviluppare questi progetti: rivolgendoci ai giovani che dimostrano un’attenzione ben diversa ed efficace verso le nuove tecnologie.

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