L’inflazione in Italia segna una significativa decelerazione a ottobre, fermandosi al +1,2% su base annua, rispetto al +1,6% di settembre. Un dato che fa ben sperare per i bilanci familiari.
A livello mensile, l’Istat rileva una variazione negativa dello 0,3%, che conferma la moderazione dei prezzi. Al taglio hanno contribuito alcuni beni chiave, tra cui l’energia e gli alimentari freschi. In particolare, l’energia registra un calo tendenziale, passando da +13,9% a -0,8%. Gli alimentari freschi, che avevano segnato aumenti rilevanti negli scorsi mesi, rallentano la crescita dal +4,8% al +1,9%. Una moderazione che si fa sentire anche nel settore dei trasporti, seppur in misura minore, dove i prezzi dei servizi sono in lieve decelerazione (da +2,4% a +2%).
Nonostante il raffreddamento, alcuni settori continuano a vedere aumenti preoccupanti, come quello dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto e, in particolare, degli alimentari lavorati, che registrano una lieve accelerazione (+2,8%).
Tra i beni alimentari, alcuni prodotti continuano a salire a ritmi considerevoli, con il cioccolato (+10,2%), il caffè (+21,1%) e il cacao (+21,8%) che segnano incrementi notevoli, mettendo a dura prova i consumatori. Il carrello della spesa, seppure in frenata dal 3,1% al 2,3%, mostra ancora una dinamica sostenuta. Il segmento di cui fanno parte alimentari, prodotti per la cura della casa e della persona, resta comunque un fardello pesante per le famiglie italiane.
Il raffreddamento dei prezzi degli alimentari freschi, tra cui la frutta e i vegetali, non basta a compensare i rincari di altri beni essenziali. Le associazioni dei consumatori non tardano a far sentire la loro voce. Per Assoutenti, infatti, “si continuano a registrare criticità”, in particolare per alcuni beni di largo consumo. L’aumento dei prezzi è ancora rilevante per articoli come carne (+5,8%), uova (+7,2%) e latticini (+6,8%). Il presidente dell’associazione, Gabriele Melluso, sottolinea che le famiglie, a cominciare da quelle che hanno almeno due figli, sono ancora sotto pressione.
La spesa alimentare, infatti, è aumentata in media di 250 euro rispetto al 2024, per un totale di circa 4,5 miliardi a livello nazionale. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, lamenta che la discesa dell’inflazione non comporta benefici concreti per le famiglie. “Il calo dello 0,3% su base mensile non basta a portare sollievo alla casalinga di Voghera che continua a fare i conti con la spesa quotidiana. Occorre una riduzione significativa dei prezzi di beni essenziali, non solo una frenata dei tassi di crescita”.
Da parte delle associazioni di categoria, sebbene il rallentamento dell’inflazione venga accolto con un certo ottimismo, non mancano le preoccupazioni per la persistente debolezza dei consumi. Confesercenti avverte che la discesa dei prezzi è ancora insufficiente per stimolare una vera ripresa della spesa delle famiglie italiane. “I consumi continuano a essere il vero malato dell’economia italiana”, afferma l’associazione, sottolineando l’urgenza di politiche che incentivino il potere d’acquisto. Anche Federdistribuzione e Confcommercio concordano sulla necessità di misure strutturali nella Legge di Bilancio per rilanciare la domanda interna.
Secondo quest’ultima, sebbene il contenimento dell’inflazione porti un beneficio sul potere d’acquisto, tale risultato è anche sintomo di una domanda debole che continua a preoccupare l’intera economia. Il raffreddamento dei prezzi in Italia non è certo un’eccezione considerando l’andamento generale in Europa. Nell’Eurozona l’inflazione scende al 2,1% a ottobre, rispetto al 2,2% di settembre. Ad alzare la media sono Paesi come Estonia e Lettonia, che registrano rialzi superiori al 4%.
In sintesi, l’inflazione sembra aver imboccato una strada di rallentamento, ma le preoccupazioni per i consumi e il potere d’acquisto delle famiglie non sono affatto superate. Le associazioni chiedono interventi concreti per sostenere il reddito delle famiglie e stimolare la domanda interna, al fine di evitare che la debolezza della spesa continui a frenare la ripresa economica.








