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[L’anteprima] In arrivo le misure per garantire il gas a prezzo controllato alle imprese

«Serve una certa quantità di gas a prezzo controllato per le imprese che stanno soffrendo e, per compensare lo sforzo delle aziende che fornirebbero gas a prezzo scontato, bisognerebbe consentire l’estrazione di una quantità piccola ma significativa di gas su giacimenti esistenti – tra i 4 e i 5 mld di metri cubi – senza toccare l’alto Adriatico». Lo ha spiegato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che la prossima settimana presenterà un provvedimento per dare una certa quantità di gas a prezzo controllato alle aziende in difficoltà con il caro-energia, aumentando le estrazioni di gas naturale sottolineando che questo «aumenterebbe l’autonomia italiana e compenserebbe lo sforzo delle aziende», ha detto a Radio24.

«Gli operatori che mettono questo gas a disposizione» ha puntualizzato il ministro «non sono delle onlus, sono aziende quotate in Borsa, non gli si può chiedere di regalare allo Stato il gas da dare a prezzo scontato, ci sono degli investitori a cui devono spiegare l’operazione». Il Gse ha predisposto un bando rivolto agli operatori per forniture di gas a prezzi calmierati destinato alle aziende, in scadenza mercoledì prossimo. È molto probabile che si arrivi a una proroga perché al momento non si è presentato nessuno. Nel nuovo decreto dovrebbero essere inseriti incentivi economici per evitare che i bandi del Gse vadano ancora deserti. L’ipotesi più probabile è che si tratti di sconti fiscali. Il provvedimento, ha precisato il ministro, dovrà essere approvato dal Parlamento.

«Spero che venga votato positivamente perché è l’unica cosa che possiamo fare per alleviare le sofferenze delle aziende. Se poi qualcuno vota contro lo dovrà spiegare alle aziende». L’obiettivo del governo è favorire le trivelle in mare aperto, tra Mar Adriatico e canale di Sicilia, dove sono presenti almeno metà delle riserve accertate di idrocarburi italiane, che secondo un recente documento di Assorisorse arrivano fino a 112 miliardi di metri cubi. Il ministro ha poi ribadito che la situazione degli stoccaggi di gas è positiva: «andiamo molto bene. Siamo tra l’84 e l’85% e dobbiamo arrivare al 90% entro ottobre. Siamo puntuali, anche leggermente in anticipo. Certo i costi sono enormi, ma la parte stoccaggi va bene. Abbiamo fatto un lavoro enorme».

Cingolani ha registrato i passi avanti fatti dalla Commissione Ue sul tetto al prezzo del gas europeo, dopo il vertice straordinario sull’energia. «Non si può cantare vittoria, ma va fatto capire che si è passati da un’ostruzione a un mandato alla Commissione europea di elaborare una strategia», ha spiegato il ministro mettendo in evidenza che si tratta di un mandato «di un paio di settimane». La decisione sul price cap al gas «è urgentissima. Tutti hanno capito che non c’è tempo da perdere perché cittadini e imprese stanno soffrendo». La Commissione si sta muovendo velocemente, «già ieri c’è stata la chiamata per un primo gruppo di esperti, tra cui un italiano».

Entro la fine del mese, la Commissione presenterà una proposta, quindi entro due settimane ci saranno le prime indicazioni. Per il via libera al price cap Ue, viste le posizioni divergenti fra i 27, si è scelto di non procedere all’unanimità, ma si deciderà con una maggioranza qualificata. Quanto ai prezzi del gas, Cingolani ha sottolineato che «abbiamo un mercato folle come il Ttf che non rispecchia la realtà, i prezzi non hanno senso». Come mercato, il Ttf «non è credibile, è troppo volatile. È bastato solo parlare di un price cap per il gas e il prezzo è caduto», come quando «Putin diceva una parola e saliva». Il price cap per il gas «è una terapia per i sintomi, non la cura per la causa».

Il ministro ha ribadito l’importanza del nucleare: «è l’unica alternativa» al carbone e al gas. «Oggi c’è un muro ideologico su queste cose che va a scapito dei nostri figli. Il futuro lo stiamo bloccando con l’ideologia di oggi e questo non va bene», ha proseguito Cingolani sottolineando che «l’indipendenza energetica di un Paese è una indipendenza sociale e finanziaria. Con le rinnovabili non riusciremo a mandare avanti la seconda manifattura d’Europa per sempre. In questo momento è fondamentale l’accelerazione con le rinnovabili e lo stiamo facendo. Ma nel 2040-2050 dobbiamo avere anche sorgenti continue e programmabili». 

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