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[L’analisi] Tutti vogliono comprare l’oro. Ecco perché crescono i prezzi e la domanda

«L’invasione dell’Ucraina e l’impennata dell’inflazione sono stati fattori chiave che hanno fatto salire il prezzo dell’oro e la domanda», ha spiegato l’associazione delle principali aziende minerarie aurifere nel report. L’oncia d’oro aveva raggiunto i 2.070,44 dollari all’inizio di marzo, vicino al record storico di 2.075,47 dollari raggiunto nell’estate del 2020, nei primi mesi della pandemia di Covid.

La domanda di oro, infatti, è aumentata nel primo trimestre, tra la guerra in Ucraina e l’inflazione incontrollata, riflettendo lo status di bene rifugio per eccellenza del metallo prezioso. La domanda di oro per il periodo è stata di 1.234 tonnellate, in aumento del 34% su base annua, il livello più alto dal quarto trimestre del 2018, secondo il rapporto trimestrale del World Gold Council (Cmo).

L’oro come porto sicuro

A riprova dell’interesse degli investitori professionali per l’asset rifugio, i prodotti indicizzati (Etf) hanno visto afflussi di capitali equivalenti a 269 tonnellate di oro (ovvero oltre 1,7 miliardi di dollari), «più che invertire il deflusso netto annuale di 174 tonnellate del 2021», secondo il Cmo. «Il primo trimestre del 2022 è stato ricco di eventi, caratterizzato da crisi geopolitiche, difficoltà nella catena di approvvigionamento e inflazione galoppante», riassume Louise Street, analista dell’organizzazione.

«Questi eventi globali e le condizioni di mercato hanno consolidato lo status dell’oro come porto sicuro». In particolare, i blocchi Covid della Cina e un potenziale embargo dell’Unione Europea sul gas e petrolio russo potrebbero probabilmente intensificare i problemi di inflazione e crescita. Questo è stato visto come un fattore che ha rafforzato l’attrattiva del metallo come copertura contro l’aumento dei costi. Nel trimestre l’investimento fisico in monete e lingotti è stato di 282 tonnellate, in calo del 20% poiché il forte aumento del prezzo dell’oro ha portato a prese di profitto.

Gioielli

Anche la domanda di gioielli ha vacillato nel periodo, scendendo del 7% rispetto all’anno precedente e ponendo fine alla crescita registrata per tutto il 2021. Gran parte di questa debolezza proviene dalla Cina, che da marzo ha affrontato un’impennata dei casi di Covid senza precedenti dal 2020, e ha introdotto ferree restrizioni sanitarie per contrastare l’epidemia. In Cina (come in India) i matrimoni sono infatti un’opportunità per le famiglie di trasformare parte dei propri risparmi in lingotti, collane, anelli, bracciali e altri oggetti d’oro.

Di conseguenza, un certo numero di cerimonie sono state rinviate o annullate, ma anche i prezzi elevati e volatili dell’oro hanno pesato sulla domanda. Inoltre, gli acquisti di oro da parte delle banche centrali sono diminuiti del 29% rispetto al 2021, attestandosi a 83,8 tonnellate. Infine, la domanda di oro nel settore tecnologico è leggermente aumentata (+1%) per raggiungere quota 82 tonnellate nel primo trimestre. 

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