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[L’analisi] Raffaele Fitto (ministro Affari Europei): «Sul PNRR c’è il rischio ritardi, i soldi non bastano»

«Il Pnrr non può essere un dogma e la spesa prevista al 31 dicembre, credo non arrivi neanche ai 22 miliardi, del resto stiamo osservando i dati precisi e temo proprio che i soldi non siano quelli: quindi c’è una criticità che va posta, che è quella della capacità di spesa». È il ministro degli Affari europei e Pnrr a mettere sull’avviso a colloquio con Repubblica, che sottolinea come ci sia un «confronto continuo e serrato con la Commissione europea», ma rischia comunque una brusca frenata la road map del Piano Nazionale di ripresa e resilienza.

Fitto si riferisce all’ultima quota fissata a settembre, «dopo che già i governi precedenti erano passati dagli iniziali 42 miliardi ai 33 dello step successivo» e quindi «se anche va tutto bene dal punto di vista degli obiettivi cartacei e normativi, e però man mano che passano gli anni si stringono sempre di più i tempi per l’utilizzo delle risorse, è evidente che i progetti vanno riformulati». Sui 55 obiettivi a scadenza dicembre 2022, su 30 si scontano seri ritardi.

«Le questioni sono due» analizza Fitto. «La prima si riferisce a un dato oggettivo. Ci sono 120 miliardi di opere pubbliche, sui 230 totali, e c’è un aumento delle materie prime del 35 per cento; quindi, è facile la risposta al quesito» se va rimodulato «va probabilmente implementato» e anche armonizzato con i fondi di sviluppo e coesione, che sono stati spesi solo in minima parte tra il 2014 e il 2021. «Mentre ora, in tre anni dovremmo spendere il triplo». E poi c’è un’altra questione, «la Commissione europea che adotta il Piano del Repower Eu per l’infrastrutturazione energetica ci dà delle indicazioni» spiega il ministro. «Ma il nostro Paese non può, ad oggi, utilizzare ulteriori risorse a debito. Quindi l’Italia deve formulare e approvare la sua proposta, e anche questo è elemento che entra nel Pnrr».

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