Il Pnrr può darci l’occasione «di recuperare una circolazione dei cervelli e non avere una fuoriuscita». A porsi quest’ambizioso obiettivo è la ministra dell’Università e ricerca, Maria Cristina Messa. Tra le risorse a disposizione ci sono infatti anche «600 milioni per giovani ricercatori, con il bando entro giugno», ha precisato Messa, spiegando che nel Pnrr alla formazione superiore sono destinati 2,5 miliardi di euro. Un Pnrr che però «serve come trampolino di lancio ma da solo non può bastare».
Risorse per gli universitari
Una linea condivisa dal rettore dell’Università di Trento, Flavio Deflorian, secondo cui il Pnrr «ci permette di fare un salto di qualità su una prospettiva temporale che va molto più in là», con l’auspicio di «mettere in evidenza eccellenze che sono anche nelle piccole e medie università e quindi magari arginare qualche tendenza bulimica di qualche grande ateneo e di qualche grande centro di ricerca», ha detto a Trento, dove ha partecipato all’incontro “Italia Domani-dialoghi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Si punta su accesso agli studi universitari, ampliamento delle competenze e riforma dei dottorati. Sono previsti interventi sull’edilizia universitaria per 960 milioni di euro per portare a 100.000 gli alloggi (oggi sono 40.000).
Borse di studio, finanziamenti e ricerca
Per i dottorati sono previste 7.500 borse di studio triennali da avviare entro il 31 dicembre 2022 e 300 milioni di euro di investimento complessivo più il cofinanziamento, inoltre 150 milioni su 462 disponibili serviranno per 1.200 borse libere, 1.000 per la PA, 200 per Patrimonio culturale e 100 borse di studio per transizioni digitali e ambientali. Ci sono poi altri 150 milioni su 600 disponibili destinati a 5.000 borse in cofinanziamento al 50% con le imprese. L’obiettivo, ha detto la ministra Messa, è «arrivare a circa 20.000» dottorati di ricerca rispetto ai 9.000 attuali. Per la ricerca sono previsti 11 miliardi di euro: «Continuiamo a finanziarla in parte con il Pnrr ma anche con fondi dello Stato», ha precisato Messa.
Finanziamenti anche per i piccoli gruppi di ricerca. Quanto alle borse di studio (500 milioni complessivi), sono previsti incrementi di 900 euro per studenti fuori sede e indipendenti, 700 euro in più per i pendolari, 500 euro in più per quelli in sede, 600 euro per l’incremento di programmi di mobilità internazionale, oltre ad agevolazioni specifiche per studenti disabili e studentesse “Stem”.
«Rispetto all’estero eravamo deficitari sia per entità che per numero, con questa manovra siamo riusciti a portarci vicini a Germania e Francia, resta però un numero di beneficiari decisamente inferiore: nel nostro caso sono il 12% in Francia quasi il 30%, quindi su questo c’è ancora molto da lavorare», ha detto la ministra. I fondi per le borse di studio saranno però sufficienti solo per i prossimi due anni, quindi, ha aggiunto la ministra «su questo c’è l’impegno nel trovare risorse. Non possiamo mettere fondi strutturali nel Pnrr ma compensiamo con un intervento dello Stato. Questo vale per tutte le università italiane».