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La boccata d’ossigeno sui tassi | L’analisi di Carlo Cottarelli

Carlo Cottarelli, su Repubblica, approva il taglio dei tassi di interesse annunciato ieri dalla Bce, il secondo taglio del 2024 dopo quello di giugno.

Un taglio di 25 punti base (ossia di un quarto di punto) sui depositi che le banche commerciali detengono presso la Bce: dal 3,75% al 3,5%.

Una scelta giusta, secondo Cottarelli, sottolineando di non essere lui per giunta un espansionista di professione.

È da circa un anno che dico che la Bce dovrebbe ridurre i tassi più velocemente (un anno fa, mi sembrò non necessario l’ultimo aumento allora effettuato).

È vero, il tasso di inflazione resta sopra all’obiettivo del 2%, ma il livello dei tassi, ora al 3,65% per i prestiti della Bce, è sufficientemente alto al netto dell’inflazione, cioè in termini reali (mi perdonino i puristi se semplifico un po’ quanto segue).

Nel settembre 2023 il tasso sui prestiti della Bce era del 4,5% solo di poco superiore al tasso d’inflazione a 12 mesi (4,3%).

Ora il tasso sui prestiti (3,65%) è ben più alto dell’ultimo dato sull’inflazione (2,2% ad agosto).

Il tasso reale è quindi nettamente positivo e contribuirà al calo dell’inflazione.

Infine, con la riattivazione delle regole europee sui conti pubblici, le politiche di bilancio si stanno orientando in senso restrittivo e anche questo smorzerà la dinamica dei prezzi.

Che conseguenze ci saranno per l’economia europea e italiana?

Senza un taglio dei tassi di interesse c’era il rischio che l’anemica ripresa economica dell’Europa (compresa quella del nostro paese visto che non ci possiamo accontentare di un aumento del Pil all’1%), si trasformasse in una completa stagnazione, se non peggio.

L’inflazione sarebbe allora scesa troppo rapidamente, col rischio di calare ben al di sotto dell’obiettivo del 2%.

Il taglio dei tassi della Bce si dovrebbe estendere ora ai tassi pagati da chi è indebitato.

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