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Il tenente Lorenzo Nardi vince il “Premio Italia Giovane” | Gli italiani del futuro di Benedetta Cosmi

«La società dei talenti» potremmo dire con il titolo Rubbettino di Cristina Palumbo Crocco.

È il Premio Italia Giovane (per il talento e la crescita generazionale).

Torna nella sua undicesima edizione, nel 2024, l’anno che l’Europa ha pensato di dedicare allo sviluppo delle competenze e delle capacità dei giovani.

Il Premio Italia Giovane premia e favorisce la rete tra testimoni del mondo professionale, imprenditoriale, artistico-culturale.

Ogni anno insieme al resto del comitato promotore e la giuria ci imbattiamo in storie meno note e che fanno emozionare.

La premiazione avverrà l’11 dicembre, presso la Luiss Business School a Villa Blanc, sede che ha già ospitato edizioni precedenti.

Chi sono i premiati?

Sono per esempio eccellenze di Stato come il tenente Lorenzo Nardi.

Uomini e donne (giovani talenti italiani under35), che con impegno, innovazione e sacrificio stanno facendo la differenza, in Italia e all’estero.

Dialogo con il tenente Lorenzo Nardi

«Il mio percorso di studi è stato caratterizzato da un connubio funzionale tra la vita operativa come pilota di velivoli Tornado in servizio al 6° Stormo di Ghedi e la mia passione per la ricerca scientifica nel campo aerospaziale che è nata e maturata grazie agli studi intrapresi in Aeronautica Militare.

Questa combinazione di due mondi, apparentemente distanti ma complementari, mi ha sorpreso molto.

Mi ha permesso di sviluppare una prospettiva (unica) che unisce l’applicazione pratica del volo con lo studio e il rigore necessari e la ricerca innovativa in ambito spaziale, con lo sviluppo di progetti che vanno da diverse tipologie di sistemi basati su tecnologia “lab-on-chip” per la diagnosi in situ su piattaforme spaziali fino allo sviluppo di payload avanzati per l’analisi degli effetti dell’ambiente spaziale su diverse tipologie di culture cellulari e la ricerca di vita su altri pianeti.

(La capacità di bilanciare e integrare l’attività operativa come pilota militare del 6° Stormo e quella scientifica rappresenta la sorpresa più grande e stimolante del mio percorso).

Mi è sempre piaciuto studiare, sono sempre stato curioso e il mondo aerospaziale è la mia passione, nata con il volo ma che si è poi estesa allo spazio, grazie alla visione e alle esperienze che sto facendo in Aeronautica che è sempre più proiettata verso questo nuovo dominio.

Dopo l’Accademia Aeronautica, che mi ha fornito solide basi ingegneristiche nel mondo aerospaziale, ho deciso di proseguire gli studi in ambito spaziale conseguendo varie lauree addizionali ed esperienze nel settore spaziale che mi hanno avvicinato sempre di più al mondo della ricerca.

Questo percorso mi ha portato a fare esperienze internazionali, tra cui con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e al Massachusetts Institute of Technology (MIT), che hanno ampliato la mia visione e mi hanno esposto a contesti unici e stimolanti.

La mia formazione culmina ora con un Dottorato di ricerca presso la Scuola di Ingegneria Aerospaziale della Sapienza, un ambiente che si è rivelato estremamente pratico e stimolante.

È stato sorprendente scoprire come questo percorso, nato come apparentemente lineare, mi abbia portato a un punto in cui la mia esperienza operativa come pilota sia integrata perfettamente con la mia curiosità scientifica e la voglia di innovare.

La capacità di bilanciare e integrare l’attività operativa e scientifica rappresenta la sorpresa più grande e stimolante del mio percorso e sono sicuro che in futuro convergeranno sempre di più.

L’obiettivo è di avere un impatto scientifico concreto attraverso la messa in orbita di hardware sviluppato nei nostri laboratori della Scuola di Ingegneria Aerospaziale della Sapienza di Roma, che possa migliorare le capacità diagnostiche e la sicurezza delle missioni spaziali future.

Per i ragazzi che si sentono insicuri ad intraprendere una strada molto impegnativa, direi: segui i tuoi sogni e non farti fermare dai retaggi di un’altra epoca.

Devi essere coraggioso, temerario e sereno.

Svolgi il tuo lavoro con professionalità e dedizione, con competenza, tenacia e caparbietà.

Io faccio un lavoro che richiede un impegno intenso e che crea una grande sinergia.

Ogni professione ha la sua peculiarità, la mia ha il valore aggiunto di farti sentire parte di una famiglia.

Andiamo in missione per mesi, lontani da casa e dai nostri affetti, e, se ci sono momenti di sconforto, si affrontano insieme.

Ci siamo sempre gli uni per gli altri, come ci siamo per tutta l’Italia.

Perché è per la nostra Patria che facciamo tutto questo.

La mia giornata tipo varia notevolmente a seconda delle esigenze operative e dei diversi progetti di ricerca.

L’equilibrio tra queste due anime della mia carriera rende ogni giorno una sfida unica.

Parte Operativa – Pilota al 6° Stormo di Ghedi

Quando sono in servizio la mattina inizia con un briefing giornaliero dettagliato, assieme a tutti i naviganti dello Stormo, dove veniamo aggiornati sulla situazione metereologica, le condizioni degli aeroporti alternati e della Base, e sugli impegni operativi della giornata.

Discutiamo del piano dei voli, delle condizioni, delle procedure di emergenza simulate e delle tecniche operative specifiche per la missione in programma.

Le persone che frequento di più in questo contesto sono i colleghi piloti del mio 154° Gruppo Volo “Diavoli Rossi”.

Durante le sessioni di addestramento, ad esempio, possiamo affrontare problemi legati alla gestione dell’aereo in situazioni di emergenza o alla reazione a minacce operative improvvise.

Volare su un velivolo come il Tornado, dotato di tecnologia avanzata come il “terrain following radar” che permette di volare a bassa quota seguendo l’orografia del terreno, richiede una precisione assoluta, e una coordinazione impeccabile, con tutto l’equipaggio composto da un pilota e da un navigatore e con gli altri aerei della formazione.

È fondamentale mantenere un’elevata capacità decisionale anche sotto pressione, e ciò avviene grazie a un costante allenamento mentale e fisico.

Ogni volo è seguito da un debriefing dettagliato in cui analizziamo le performance, discutiamo delle difficoltà incontrate e sviluppiamo soluzioni per migliorare ulteriormente l’efficacia operativa.

Questa fase di feedback continuo è essenziale per perfezionare le nostre capacità e garantire la sicurezza dello spazio aereo italiano.

Parte Scientifica – Ricerca all’Università

Quando non sono in missione o in addestramento, mi dedico alla mia seconda grande passione: la ricerca scientifica.

Nei giorni liberi o durante il weekend, lavoro nei laboratori della Scuola di Ingegneria Aerospaziale della Sapienza, dove collaboro con un team di ingegneri e ricercatori sotto la supervisione del Prof. Augusto Nascetti.

Il lavoro di squadra in questo contesto è altrettanto fondamentale.

Le persone che frequento di più qui sono i Professori, i dottorandi, e i miei colleghi ricercatori, con cui lavoro a stretto contatto su progetti di ricerca avanzata.

Uno dei problemi principali che affrontiamo quotidianamente è il design e il test di dispositivi “lab-on-chip” per applicazioni spaziali.

Si tratta di chip micro-fluidici con sensori e attuatori integrati che sono in grado di svolgere molte funzioni da laboratorio con specifiche di basso consumo di reagenti, potenza e volume.

Questi possono essere integrati su satelliti o altre piattaforme creando strumenti innovativi per la diagnostica da remoto, applicazione valida anche sulla Terra, o avanzati incubatori cellulari che utilizziamo per effettuare diversi studi nello spazio.

Questi dispositivi devono essere non solo estremamente precisi ma anche resistenti alle condizioni estreme dello spazio.

Parte del mio lavoro consiste nello sviluppo di modelli di design integrato (IDM) per garantire che i nostri dispositivi siano sicuri, funzionali e conformi alle rigide specifiche del loro contesto operativo (la Stazione Spaziale Internazionale, un CubeSat che sarebbe un satellite di piccole dimensioni, un rover e altro).

La complessità tecnica di questi progetti richiede un approccio metodico e una collaborazione continua con esperti di diverse discipline, dalla biologia molecolare all’ingegneria dei materiali.

Ogni fase del progetto, dalla progettazione alla realizzazione di prototipi fino ai test sperimentali, presenta nuove sfide che devono essere risolte con creatività e rigore scientifico.

Impegno per il Paese

Il mio contributo per il Paese si sviluppa quindi su due fronti complementari.

Come pilota militare, lavoro per contribuire alla missione e ai compiti assegnati al 6° Stormo dell’Aeronautica Militare per la Difesa dell’Italia e la sicurezza internazionale.

Come ricercatore, il mio impegno si concentra sull’innovazione tecnologica in ambito aerospaziale.

Lavoro su tecnologie che possono avere applicazioni non solo per le future missioni spaziali ma anche per migliorare la vita sulla Terra, ad esempio attraverso nuovi metodi diagnostici o dispositivi medici avanzati.

Questa combinazione di competenze mi permette di contribuire nel mio piccolo sia alla sicurezza del nostro Paese sia all’avanzamento scientifico e tecnologico e al benessere dei cittadini, rendendo ogni giornata piena di sfide, ma anche di grandi opportunità per crescita e impatto».

Che caratteristiche ha un talento (un futuro vincitore del Premio Italia Giovane)?

«Deve essere una persona che si impegna con determinazione per raggiungere i propri obiettivi, con la consapevolezza che l’ambizione è un dovere quando si hanno le capacità per realizzarli, e se essi giovano alla comunità».

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