Federico Fubini sul Corriere della Sera parla del duello tra Usa e Cina sull’intelligenza artificiale: “Ci sono due conflitti al cuore dell’intelligenza artificiale che si sta sviluppando sulla costa del Pacifico degli Stati Uniti e dall’altra parte dell’oceano, in Cina. Il primo – osserva l’editorialista – riguarda la competizione fra le due superpotenze.
Il secondo, più subdolo, tocca le scelte che forse è già tardi per compiere quanto alla velocità a cui il genere umano vuole avanzare nello sviluppo di capacità per certi aspetti superiori a quelle umane; perché il rischio qui, secondo alcuni, è di perdere il controllo.
Questi due conflitti si influenzano a vicenda, al punto da avere aspetti in comune. Né in un caso né nell’altro, probabilmente, la situazione sta proprio nei termini dichiarati dagli attori in gioco ma entrambe sono brutali partite di potere, senza risparmio di colpi.
Che lo scontro sia anche geopolitico, lo fa pensare il fatto che negli ultimi giorni dalla Cina siano stati rilasciati ben due modelli di intelligenza artificiale presentati come superiori ai concorrenti americani.
Proprio adesso, subito dopo il trionfale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Proprio nei giorni in cui il presidente mette la firma su un progetto (privato) di investimenti da 500 miliardi di dollari per consolidare il dominio americano in questa tecnologia. Il solo annuncio lunedì ha spazzato via mille miliardi di dollari di valore di Borsa da Wall Street. Non è strano, visti gli estremi a cui sono giunte le piazze azionarie.
L’economia americana vale un quarto di quella mondiale ma mai nella storia le Borse americane erano arrivate, come oggi, a valere oltre tre volte più di quelle del resto del mondo insieme. E mai nella storia -se non alla vigilia del crash delle dotcom, nel 1999 – le quotazioni di Wall Street erano dipese da un’aristocrazia così ristretta di aziende dal valore colossale.
In sostanza, basta sgonfiare pochi titoli a Wall Street per distruggere quantità immense di valore; basta insinuare il dubbio quanto alla narrazione sul dominio americano nell’intelligenza artificiale, per mettere in pericolo i prezzi cresciuti a dismisura.
Dunque siamo solo alle prime schermaglie attraverso il Pacifico. Così – conclude – quella per l’intelligenza artificiale diventa sempre più una battaglia per il dominio. Fra Stati Uniti e Cina nel mondo, fra campioni tecnologici americani dentro la Silicon Valley. Con il resto dell’umanità, Europa inclusa, in attesa che qualcuno decida per noi”.