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Il 52% degli italiani non fa investimenti, piacciono i bond | L’analisi di Moneyfarm

Scarsa propensione ad investire ed avversione al rischio sono tratti distintivi del risparmiatore italiano.

La conferma con l’ultima indagine di Moneyfarm, società di consulenza finanziaria indipendente con approccio digitale, secondo cui il 52% degli italiani bancarizzati non ha effettuato alcun investimento negli ultimi quattro anni, contribuendo ad accrescere la quota di liquidità ferma sui conti correnti ed esposta al potere erosivo dell’inflazione, che, a fine 2023, ammontava a 1.151 miliardi di euro.

Del 48% che dichiara di aver effettuato almeno un investimento dal 2020 ad oggi, la stragrande maggioranza (75%) ha optato per l’investimento obbligazionario, diretto o indiretto.

Il quadro cambia radicalmente tra chi possiede un patrimonio superiore ai 50.000 euro: gli investitori passano dal 48% al 80%.

L’investimento in titoli di Stato o in obbligazioni emesse dalle grandi aziende viene percepito come più sicuro dell’investimento azionario dal 51% del campione.

La prima preoccupazione associata al reddito fisso è legata al rischio di mercato: ben il 55% dei rispondenti teme di trovarsi costretto a vendere il titolo prima della scadenza a un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto.

Altri rischi oggettivi dell’investimento obbligazionario, come il rischio di insolvenza dell’emittente e la riduzione della competitività della cedola a causa dell’aumento dei tassi, sono in cima alle preoccupazioni solo di una minoranza, rispettivamente del 26% e del 23% del campione di investitori.

A far riflettere gli analisti è che la stragrande maggioranza dei rispondenti (77%) ignora il meccanismo alla base dell’investimento obbligazionario: 4 investitori su 5 non sanno indicare la risposta corretta alla domanda “Cosa accade al valore di un’obbligazione quando il tasso di interesse fissato dalla BCE scende?”.

Nello specifico, a ignorare completamente i rapporti di variazione prezzo-rendimento in relazione alla variazione ufficiale dei tassi è il 31% del campione e a rispondere in modo errato (“Il valore dell’obbligazione resta invariato” o “Il valore dell’obbligazione scende”) il 46%.

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