È innegabile che la pandemia abbia lasciato tracce visibili del suo passaggio.
Tra le fasce sociali più colpite, oltre agli anziani, vanno annoverati i giovani, particolarmente penalizzati dai prolungati lockdown”.
Così Francesco Vaia, direttore generale dell’INMI Spallanzani, in un intervento sul ‘Corriere della Sera’.
“La crescente violenza giovanile – prosegue – deve spingerci a una seria riflessione” ma “la violenza non è l’unica espressione di questo disagio: la preoccupante diffusione dell’utilizzo di psicofarmaci, droghe, alcol e sigarette, l’aumento dei comportamenti suicidari e dei disturbi alimentari, sono tutti segni evidenti della sofferenza dei nostri ragazzi”.
Per Vaia, questi aspetti sono figli “di un disagio che va ascoltato e compreso, senza pregiudizi o giudizi moralizzatori e tranchant che nessun effetto avrebbero se non quello di far sentire ancora più incompresa una gioventù che si rifugia in un mondo ‘on life’ e che si percepisce distante dal mondo degli adulti”.