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Fisco, patrimonializzazione e credito: alcune proposte per far ripartire le imprese

Secondo gli ultimi dati dell’OCSE il PIL dell’Italia dovrebbe calare dell’11,3% nel 2020 e risalire del 7,7% nel 2021, sempreché non vi sia una seconda ondata di virus.  

Nell’industria, che è ripartita all’inizio di maggio, la produzione ha registrato un calo del 28% nel mese di marzo. L’impatto della crisi sull’export è ben evidenziato dai dati doganali di marzo, che segnano un -16,8%. La contrazione del Pil per quest’anno è uno tsunami che mieterà vittime e lascerà molti feriti sul campo. Un impatto tremendo, che richiede uno sforzo collettivo di massima condivisione, su obiettivi e strumenti, per attenuare l’onda d’urto dell’emergenza e preparare la ripresa dell’economia. Una sfida da affrontare insieme con decisione, senza indugi e pregiudizi.

Nell’ottica della ripartenza, il Decreto Rilancio è un provvedimento imponente sia dal punto di vista delle dimensioni, che da quello finanziario, ma è ancora troppo orientato sull’emergenza e meno al rilancio del sistema produttivo.

Non mancano interventi positivi, frutto di un costruttivo, seppur tardivo, confronto con il mondo delle imprese, tra i quali quelli in materia di IRAP, efficientamento energetico e pagamento dei debiti della PA. Inoltre, è certamente apprezzabile la definitiva eliminazione delle clausole di salvaguardia, che per anni hanno rappresentato un pesante fardello rispetto a tutte le manovre di bilancio, ipotecando ogni anno risorse molto imponenti.

Manca, però, un disegno complessivo per la ripresa, che parta dal potenziamento degli investimenti, pubblici e privati, da una riforma del fisco al servizio della crescita e dal sostegno alla domanda. Inoltre, l’eccessiva frammentazione delle misure, nonché la necessità di numerosi provvedimenti attuativi e gli adempimenti burocratici a cui dover assolvere, in molti casi rischiano di vanificare l’efficacia e l’immediata disponibilità delle misure.

Il tempo – per le scelte di un imprenditore – non è una variabile trascurabile e men che meno può esserlo nel contesto di un’emergenza come quella attuale, che sta colpendo duramente gli investimenti e la competitività e che rischia di lasciare molti lavoratori indietro.

Soffermandomi specificamente sui temi inerenti alla mia delega, quindi il Fisco, il Credito e la Finanza, tra gli elementi fondamentali per ripartire vorrei sottolineare alcuni capitoli in particolare.

Interventi sul prelievo fiscale, a partire dall’abrogazione Irap

Abbiamo apprezzato la scelta operata con il Decreto Rilancio, anche se la consideriamo soltanto una prima risposta alle esigenze delle imprese, da completare avviando un processo di totale abrogazione dell’imposta. Peraltro, era questo il motivo per cui abbiamo suggerito una moratoria di tutta l’IRAP dovuta nel e per il 2020. L’abrogazione produrrebbe, oltre al risparmio d’imposta, notevoli effetti positivi in termini di semplificazione per le imprese – l’IRAP richiede, tra le altre, il computo autonomo della base imponibile e oneri dichiarativi – oltre che impatti positivi sull’attrattività del sistema Paese. L’Irap viene pagata anche dalle imprese in perdita e da quelle fortemente indebitate, che a causa di questa crisi, purtroppo, aumenteranno significativamente.

Semplificazione

Siamo consapevoli che, in questa fase, l’attenzione sia focalizzata su interventi urgenti per l’emergenza e che le riforme fiscali che auspichiamo da anni non possano essere inquadrate con un decreto-legge. Tuttavia, riteniamo che già da ora occorrerebbe preparare il terreno a riforme sistematiche. Anche nell’affrontare l’emergenza, ci si dovrebbe infatti ispirare ad alcuni principi essenziali: equità e semplificazione. Invece, l’uso della leva fiscale che osserviamo in questo Decreto, rischia di complicare ulteriormente il sistema di prelievo, con un eccesso di misure agevolative a impatto il più delle volte modesto, ma complesse da applicare.

Evasione fiscale

Pur apprezzando la scelta di non gravare ulteriormente gli operatori con nuovi adempimenti IVA e procedure di trasmissione dei dati, auspichiamo una maggiore attenzione sugli obiettivi di contrasto all’evasione e di semplificazione fiscale, nonché sulla conclusione del processo di trasmissione telematica di tutti i dati IVA, senza vanificare gli sforzi imposti alle imprese con l’avvio della fatturazione elettronica. Ci rammarica osservare, invece, che nemmeno in questa fase di emergenza è stata colta l’occasione per sostenere le imprese eliminando gli ostacoli che rallentano il recupero della propria liquidità. Infatti, il modesto incremento a 1 milione di euro del limite annuo delle compensazioni dei crediti di imposta gioverà a un numero limitato di piccole imprese, ma non apporterà un reale vantaggio a quelle con importi significativi di crediti che, da tempo, sollecitavano la modifica.

Patrimonializzazione delle imprese

Con riguardo alle misure a favore della capitalizzazione e del rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese con fatturato tra 5 e 50 milioni di euro, sia di natura fiscale sia volte alla diversificazione delle fonti di debito delle imprese attraverso l’emissione di strumenti di debito subordinato, vi è il concreto rischio che l’intervento per complessità, ridotta vigenza, e necessità di autorizzazioni e provvedimenti attuativi, rimanga del tutto sterile vanificando le aspettative su tali misure pur necessarie.

Rifinanziamento fondo di garanzia

Considerato il flusso di domande in corso, la dotazione di 3,9 miliardi con cui viene rifinanziato il Fondo di Garanzia per le PMI non appare sufficiente ad assicurare continuità all’azione fino alla fine del 2020, che rischia di bloccarsi persino prima dell’estate (ad oggi il Fondo ha garantito oltre 550mila operazioni per circa 27 miliardi di finanziamenti). Fermo restando le preoccupazioni già espresse circa il fatto che le misure di primo sostegno messe a punto dal Governo con il DL Liquidità per sostenere le imprese fanno leva sul maggior indebitamento delle aziende, rischiando di comprometterne più avanti l’’equilibrio finanziario, va comunque sottolineato che la continuità di tali misure è ora essenziale.

Ecobonus e bancabilità

È certamente positiva la maggiorazione al 110% per alcuni interventi ricadenti nell’ecobonus e nel sisma bonus, anche se questa rappresenta, di fatto, l’unica misura di rilancio degli investimenti contenuta nel provvedimento. Abbiamo apprezzato l’introduzione dei meccanismi di cessione, anche a imprese al di fuori della filiera di fornitura, e la bancabilità dell’agevolazione, poiché riteniamo che possano effettivamente stimolare gli investimenti privati che, al pari di quelli pubblici, rappresentano, ora più che mai, l’antidoto alla recessione. È opportuno ora che in sede di conversione i meccanismi previsti siano semplificati e rafforzati.

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