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Fabrizio Galimberti (economista): «Il Sud non può avere un futuro solo con il turismo. Servono imprese e investimenti tecnologici»

«Ora che il PNRR è stato approvato, dal Parlamento e dalla Commissione europea (‘cum laude’ di Ursula), la famosa “questione meridionale” si avvia a soluzione? La domanda è audace, perché la questione meridionale è lì dal 1861 e non è stata finora risolta».

Spiega l’economista Fabrizio Galimberti.

«Ma è vero che le linee-guida del nostro PNRR indicate dalla Commissione mettevano la correzione delle diseguaglianze territoriali in Italia in cima alla lista delle cose da fare, ed è vero che le due “palle al piede” sono connesse: la fatica di crescere del Mezzogiorno è una palla al piede della crescita italiana, e quest’ultima è una palla al piede della crescita europea. Il PNRR recepisce questo immane “compito a casa”. La ministra Mara Carfagna è decisa a dare al Sud le risorse che merita, in base a quei LEP (Livelli Essenziali di Prestazioni) che, se attuati, descriverebbero impietosamente quanto la maldistribuzione territoriale della spesa pubblica abbia svantaggiato il Mezzogiorno».

«Nel panorama della stampa italiana c’è un piccolo giornale – il Quotidiano del Sud – che dal giorno della nascita (due anni fa) ha portato avanti un’appassionata battaglia per documentare i fasti infausti della questione meridionale. Profeticamente, gli auspici sono stati esauditi. Il Mezzogiorno è venuto al centro dell’azione politica, le linee di faglia nel rapporto Stato-Regioni – denunciate in tempi non sospetti – sono diventate evidenti, e l’avvento di Mario Draghi – fervidamente e lungamente auspicato – è, appunto, avvenuto. Questa lunga battaglia è raccontata dal direttore del Quotidiano del Sud, Roberto Napoletano, in un libro appena uscito (Mario Draghi – il ritorno del Cavaliere Bianco)».

«Tornando alla questione meridionale, la ripresa europea porterà anche al rifluire in Europa (il “reshoring”) di molte imprese che l’avevano lasciata per altri lidi. Come ha detto Romano Prodi in un’intervista a Repubblica: “il Sud non può avere un grande futuro soltanto con la bellezza e il turismo, che pure sono risorse fondamentali, ma deve misurarsi con le imprese tecnologiche del futuro. Perché non fare di Napoli, Catania e Bari, con tutti gli incentivi possibili, il punto di attrazione delle imprese che decidono di tornare in Europa?”» scrive su InPiù.net..

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