“Sono stato nominato amministratore delegato 75 giorni fa e da allora la mia attenzione si è concentrata sulle seguenti priorità: in primo luogo, l’allocazione del capitale per massimizzare il rendimento e ridurre il profilo di rischio sulla base di attività a sostegno della crescita.
In secondo luogo, il miglioramento delle efficienze lungo tutte le attività e i Paesi di presenza.
In terzo luogo, la semplificazione della struttura da perseguire attraverso un’organizzazione più snella e la focalizzazione geografica sui sei Paesi core definiti nel Piano strategico 2023-2025″.
Così parlava il nuovo numero uno di Enel, Flavio Cattaneo, al primo confronto con gli analisti.
Ora che dalla sua investitura di giorni ne sono passati circa 190, il top manager approda alla prova dei fatti, la più attesa: il piano strategico 2024-2026, il primo della sua gestione, che sarà presentato il 22 novembre a Milano nell’annuale Capital Market Day.
Il gruppo ci arriva col titolo rinvigorito a 6,4 euro: nell’ultimo mese ha guadagnato il 12,4%.
La domanda è ovviamente una: come si muoverà rispetto al predecessore Francesco Starace?
Il piano sarà, per dirla con Morgan Stanley, rassicurante, rivoluzionario, o una via di mezzo?
Un segnale di continuità è, per ammissione stessa del manager (e per l’evidenza delle operazioni concluse e in corso), in quel riferimento alla “focalizzazione geografica sui sei paesi core definiti nel piano strategico 2023-2025”, ovvero Italia, Spagna, Stati Uniti, Brasile, Cile e Colombia.
E infatti, sotto la gestione Cattaneo sono andate avanti le dismissioni, dalle quali si attende un taglio al debito di circa 6,5 miliardi di euro, includendo quelle che dovrebbero giungere al closing entro fine anno.
In questi giorni è stata messa in pista anche la cessione degli asset rinnovabili in India, come rivelato da MF-Milano Finanza (si veda il numero del 17 novembre scorso).
L’operazione, ritenuta credibile ma non ancora annunciata ufficialmente, riguarderebbe Enel Green Power India, con un portafoglio di asset che cumula 760 Mw di progetti operativi tra energia eolica (340 Mw) e solare (420 Mw), ai quali si aggiunge una pipeline in sviluppo per un totale di 2 Gw.
Il controvalore è stimato in circa 300 milioni di euro.
Ma Cattaneo ha dato anche i primi segnali di discontinuità: per esempio dichiarando la strategicità di un asset come il rigassificatore di Porto Empedocle, che non sarà più ceduto se riconosciuto come tale nel decreto Energia in nome della sicurezza energetica nazionale.
In generale, gli analisti scommettono che Cattaneo destini almeno il 50% degli investimenti all’Italia.
Concordano anche sul fatto che gli Usa resteranno un mercato di riferimento, pur se va detto che qualche movimento si registra anche lì, con Enel che sta riorganizzando il business delle colonnine per la mobilità elettrica.
Tra le banche d’affari che stanno monitorando titolo e strategie di Enel, quella che si è spinta più avanti nel formulare previsioni sul piano 2024-26 è, appunto, Morgan Stanley.
Nel report di venerdì 17 novembre prende in considerazioni 3 possibili scenari, analizzando anche i rispettivi impatti sull’andamento del titolo nel giorno in cui Cattaneo svelerà le sue carte.
Il primo e più probabile è un’evoluzione senza strappi, rassicurante, alla quale Morgan Stanley assegna il 55% di probabilità.
“Riteniamo più probabile che il management di Enel presenti una solida strategia e indicazioni che il mercato riterrà rassicuranti.
Questo scenario include significativi miglioramenti dell’utile per azione grazie ai risparmi sui costi e al numero inferiore di dismissioni che portano a un dividendo più alto”.
L’azione salirebbe così dell’1%.
Il secondo scenario è il più estremo, una rivoluzione, con appena il 10% di probabilità di essere scelto.
Implicherebbe la trasformazione del modello aziendale e dell’allocazione del capitale.
Per esempio, con l’uscita da regioni non core, una spinta per la semplificazione aziendale, meno investimenti soprattutto nelle rinnovabili, ma più attenzione al dividendo.
Effetto sul titolo?
Un +4%.
Infine la via di mezzo, il terzo scenario individuato dalla banca d’affari: Travel & Arrive, 35% di probabilità e addirittura un calo stimato del 3% per il titolo.
Il motivo?
“Le aspettative del mercato sono già elevate, uno scenario con cambiamenti solo superficiali prevederebbe modifiche limitate al piano di dismissioni e quindi all’outlook sugli utili”.