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Elezioni europee, il Green Deal è a rischio | Lo scenario

I partiti populisti antieuropei vinceranno, molto probabilmente, le prossime elezioni europee di giugno, con proiezioni che mostrano che saranno in testa ai sondaggi in Paesi come Austria, Francia e Polonia e otterranno ottimi risultati in Germania, Spagna, Portogallo e Svezia.

Secondo un nuovo studio pubblicato dallo European Council on Foreign Relations (Ecfr), il previsto calo del sostegno ai partiti politici tradizionali, insieme a un’ondata di partiti minori e soprattutto di partiti estremisti, minaccerà notevolmente i pilastri cruciali dell’agenda europea, compreso il Green Deal, il sostegno per l’Ucraina e il futuro dell’allargamento dell’Ue.

Il nuovo studio di Ecfr, ‘Una brusca virata a destra: una previsione per le elezioni 2024 del Parlamento Europeo‘, spiega una nota, è basato su recenti sondaggi condotti in tutti i 27 Stati membri dell’Ue e su un modello statistico della performance dei partiti nazionali nelle precedenti elezioni del Parlamento europeo, tra cui quelle del 2009, 2014 e 2019.

Sulla base di questo modello, secondo gli autori Simon Hix e Kevin Cunningham i due principali gruppi politici nel Parlamento europeo, cioè il Partito Popolare Europeo (Ppe) e i Socialisti e Democratici (S&D), continueranno a perdere seggi, come si è verificato nelle ultime due elezioni.

Il partito di centro Renew Europe (RE) e la coalizione verde Verdi/Alleanza Libera Europea (G/ALE) dovrebbero, invece, perdere seggi, mentre la sinistra e la destra populista, compreso il Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e Identità e Democrazia (ID), emergeranno come i principali vincitori delle elezioni, con una concreta possibilità di creare per la prima volta una coalizione di maggioranza.

Anche se verosimilmente il Ppe rimarrà il gruppo più numeroso, manterrà il potere di definizione dell’agenda e avrà voce in capitolo sulla scelta del prossimo presidente della Commissione, Hix e Cunningham si aspettano che le voci populiste, in particolare quelle della destra radicale, saranno più presenti e coinvolte nel processo decisionale, per la prima volta da quando il Parlamento è stato eletto direttamente nel 1979.

Le voci di estrema destra saranno particolarmente pronunciate nei principali Stati membri fondatori, inclusa l’Italia, dove si prevede che Fratelli d’Italia aumenterà il numero dei seggi a un massimo possibile di 27 deputati.

In Francia, il partito Renaissance di Macron probabilmente cederà voti al Rassemblement National di Le Pen, che otterrà un totale di 25 deputati; in Austria il Freedom Party (Fpo) della destra radicale è destinato a raddoppiare il numero dei deputati da 3 a 6, a pochi mesi dalle elezioni nazionali; e, in Germania, si prevede che l’estrema destra Alternative fur Deutschland (AfD) raddoppierà la sua rappresentanza, raggiungendo potenzialmente un totale di 19 seggi.

Questa dinamica non solo sposterà il discorso politico europeo verso destra, in vista del possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca entro la fine dell’anno, ma probabilmente avrà anche un’influenza e, potenzialmente, servirà da precursore delle prossime elezioni nazionali nei principali Stati membri, tra cui Austria, Germania e Francia.

Secondo lo studio di Hix and Cunningham, i partiti populisti antieuropei saranno in testa alle urne in 9 Stati membri dell’Ue e arriveranno secondi o terzi in altri 9 Paesi.

Lo studio rileva che i partiti populisti euroscettici diventeranno leader in Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia, e otterranno il secondo o il terzo posto in Bulgaria, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia.

Si prevede inoltre che il gruppo di estrema destra ID guadagnerà più di 30 seggi e, con 98 seggi in totale, diventerà la terza forza politica della prossima legislatura.

L’equilibrio sinistra-destra nel Parlamento europeo si sposterà drasticamente a destra.

Secondo lo studio di Ecfr, l’attuale coalizione di centro-sinistra, composta da S&D, G/ALE e The Left, perderà voti e, conseguentemente, la propria rappresentanza, con il 33% del totale, rispetto all’attuale 36%.

Al contrario, la rappresentanza delle coalizioni di destra è destinata ad aumentare.

La principale coalizione di centrodestra, composta da PPE, RE ed ECR, perderà probabilmente alcuni seggi, raggiungendo il 48% invece dell’attuale 49%.

Tuttavia, la percentuale di seggi di una ‘coalizione populista di destra’, composta da PPE, ECR e ID, aumenterà dal 43% al 49%.

Per la prima volta, potrebbe emergere una coalizione comprendente la ‘destra populista’ con la maggioranza.

Una coalizione di democratici cristiani, conservatori ed eurodeputati della destra radicale competerà, per la prima volta, per la maggioranza al Parlamento Ue.

Il ruolo di Fidesz in Ungheria (che si prevede otterrà 14 seggi) sarà decisivo, perché, se decidesse di aderire all’ECR, invece di sedersi come partito non iscritto, quest’ultimo potrebbe non solo superare RE e ID ed essere il terzo partito più grande, ma potrebbe, insieme all’ID, raggiungere quasi il 25% dei deputati e avere per la prima volta più seggi del PPE o del S&D.

Di conseguenza, quasi la metà dei seggi occupati dagli eurodeputati potrebbero non rientrare nella ‘super grande coalizione’ dei gruppi di centro PPE, S&D e Renew Europe (RE).

I seggi detenuti da questi ultimi scenderanno dal 60% al 54%.

Questo calo della rappresentanza potrebbe significare che la coalizione non avrà abbastanza seggi per garantire una maggioranza vincente nei voti relativi alle questioni chiave.

Non è certo a quali gruppi politici aderiranno alcuni partiti.

In totale, 28 partiti potrebbero vincere più di 120 seggi a giugno e, sebbene il Movimento Cinque Stelle in Italia (che si prevede vincerà 13 seggi) possa scegliere di unirsi al G/EFA o a The Left, la destra è destinata a trarre vantaggio dalla distribuzione dei partiti non ancora allineati.

I 27 seggi previsti per Fratelli D’Italia e i 14 seggi previsti per Fidesz saranno decisivi nel determinare una maggioranza senza precedenti per la destra, se allineati con l’ECR.

Nel frattempo, i partiti Confederation in Polonia e Revival in Bulgaria potrebbero ulteriormente rafforzare la destra di altri 7 seggi, se decidessero di aderire all’ECR.

I risultati potrebbero avere conseguenze significative per l’agenda politica dell’Ue e per la direzione della futura legislazione, compreso il Green Deal.

Le maggiori implicazioni riguarderanno probabilmente la politica ambientale.

Nell’attuale Parlamento, il centrosinistra (una coalizione composta da S&D, RE, G/ALE e The Left) tende a prevalere sulle questioni di politica ambientale, ma molti di questi voti sono stati ottenuti con margini molto piccoli.

Con un significativo spostamento a destra, è probabile che, da giugno, prevarrà una coalizione di ‘azione politica anti-climatica’.

Cosa che minerebbe in modo significativo il quadro del Green Deal e l’adozione e l’attuazione di politiche comuni per raggiungere l’obiettivo europeo di zero emissioni nette.

Potrebbero esserci conseguenze anche per gli sforzi dell’Ue volti a far rispettare lo Stato di diritto.

Nell’attuale Parlamento c’è stata una ristretta maggioranza a favore dell’imposizione di sanzioni da parte dell’Ue, inclusa la trattenuta dei pagamenti di bilancio in caso di regressione degli Stati membri, in particolare per Ungheria e Polonia.

Ma, a partire da giugno, sarà più difficile per gli eurodeputati di centro e di centrosinistra (di RE, S&D, G/ALE, The Left e parti del PPE) mantenere la linea contro la continua erosione della democrazia, dello stato di diritto e delle libertà civili in Ungheria e in qualsiasi altro Stato membro.

Si prevede che il partito bulgaro filorusso, Revival, otterrà tre seggi alle elezioni, cosa che gli permetterebbe di entrare per la prima volta nel Parlamento Europeo, ottenendo legittimità istituzionale prima delle prossime elezioni nazionali bulgare, previste il 9 giugno 2024.

Tutto questo dopo cinque elezioni parlamentari avvenute nel Paese, dall’inizio del 2021, e la rapida accelerazione dei mobilitanti del voto ‘anti-sistema’, di cui hanno beneficiato diversi partiti, tra cui Revival.

I risultati in Europa potrebbero fungere da precursori per altre votazioni negli Stati membri, tra cui Austria, Germania e Francia.

In Austria, il sostegno per l’Fpo potrebbe estendersi fino alle elezioni nazionali, previste per ottobre 2024, mentre l’influenza anticipata dell’AfD tedesco potrebbe modellare il panorama politico in vista delle elezioni parlamentari del Paese, che si terranno nel 2025.

Nel frattempo, la Francia sta vivendo un momento cruciale.

Tra una percentuale di disapprovazione del 70% per il governo di Macron e un crescente sostegno per il partito di destra radicale di Le Pen, il presidente francese ha recentemente effettuato un rimpasto del suo gabinetto, segnando un pronunciato spostamento a destra.

Questa mossa strategica, insieme ai risultati delle elezioni europee di giugno, potrebbe essere un’anticipazione delle elezioni presidenziali che si terranno nel 2027.

Hix e Cunningham avvertono che una brusca virata a destra nel Parlamento dovrebbe servire da ‘campanello d’allarme’ per i politici europei su ciò che è in gioco per l’Ue.

Le implicazioni delle elezioni di giugno potrebbero essere di vasta portata, dai blocchi sulla legislazione per attuare la prossima fase del Green Deal, a una linea più dura su altri settori della sovranità dell’Europa, tra cui immigrazione, ampliamento del blocco europeo e sostegno all’Ucraina.

Con la possibilità che Trump ritorni alla Casa Bianca, c’è inoltre il rischio che l’Europa debba fare affidamento su degli Stati Uniti meno impegnati a livello globale.

Tutto questo, insieme a una coalizione di destra e focalizzata sulle dinamiche interne, potrebbe aumentare la propensione dei partiti anti-establishment ed euroscettici a rifiutare l’interdipendenza strategica e un’ampia gamma di partenariati internazionali, in difesa degli interessi e dei valori europei.

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