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Censis: «La pandemia ha cambiato l’uso dello spazio e del tempo»

L’uso dello spazio e del tempo all’epoca della pandemia è cambiato, sono saltati due capisaldi dello sviluppo urbano contemporaneo: l’elevata densità di persone e la facilità di spostamento tra luoghi lontani. Aeroporti e stazioni svuotati, città orfane di turisti, vita da remoto. Ma è anche l’occasione per ripensare le questioni territoriali.

È quanto emerge dal progetto “Italia sotto sforzo. Diario della transizione 2020/21” che il Censis sta continuando a portare avanti. Il Censis rileva che gli aeroporti e le stazioni si sono svuotati: l’azzeramento dei flussi tra luoghi distanti. La facilità di viaggiare, una delle caratteristiche fondamentali della contemporaneità, è venuta meno.

Gli aeroporti hanno ridotto l’operatività al minimo. Tra marzo e dicembre 2019 nello scalo romano di Fiumicino erano transitati 38 milioni di passeggeri, nello stesso periodo del 2020 sono stati appena 4,6 milioni (-88%). Malpensa è passata dai 25 milioni di passeggeri del 2019 ai 3,6 milioni del 2020 (-85,5%).

Anche l’alta velocità ferroviaria ha risentito fortemente delle misure anti-contagio, del crollo del turismo e della domanda business, rileva ancora il Censis. I passeggeri sui treni Alta Velocità di Trenitalia erano passati da 6,5 milioni del 2008 a 40 milioni nel 2019 (+515%). Oggi l’offerta è stata drasticamente ridotta. Roma ha perso il 46% delle connessioni in ingresso la tratta Roma-Milano ha subito un vero e proprio dimezzamento, passando dalle 65 corse quotidiane per senso di marcia del 2018 alle attuali 32 (-51%).

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