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Bisogna passare dalla guerra contro il virus alla battaglia in favore dell’Ambiente. Solo così ci salveremo davvero

Nella crisi mondiale dovuta al corona virus, sembra quasi dimenticata la questione climatica fino a qualche settimana fa ritenuta cruciale per la sopravvivenza del pianeta.

L’irruzione dell’epidemia (pandemia) ha scosso nel profondo l’animo umano al quale, in definitiva, non servono teorie politiche ed ideologiche particolari disperse nei corridoi più o meno istituzionali, per essere colpito.

L’incontro con il proprio io, “con il nucleo inviolabile di cui si nutre il fenomeno temporale ed individuale” (Junger), spazza come d’incanto tutte le sovrastrutture intellettuali di mediazione che, proprio per loro natura, non ammettono una vera e profonda adesione.

Solo la contrapposizione vita – morte (anche in senso lato) cancella ogni distinguo ed arriva al cuore del problema.

La questione ambientale non ha scosso l’animo umano e, per di più, ha vissuto un’intermediazione devastante sotto il profilo della sua credibilità.

Fondamentalmente superficiale ed inefficace si è rivelata l’azione dei governi e delle istituzioni internazionali più importanti, sostanzialmente inermi ed inadeguate alla macroscopica rilevanza delle questioni.

In parte perché si è recitato un ruolo, in parte perché le comunità non hanno alcuna intenzione di condurre una battaglia nella quale non si riconoscono.  

Le istituzioni che governano il mondo, favorevoli ad interventi pro ambiente, non stanno facendo quasi nulla di concreto. L’occupazione, quasi militare, del mondo della comunicazione è diventata un esercizio narcisistico di attori e politici che fanno a gara di “ambientalismo” che non convince la grandissima maggioranza delle popolazioni.

La tematica rimane in superficie.

Il suddetto profondo incontro (con il proprio io) sul tema ambiente non vi è stato con buona pace di programmazioni poco credibili e roboanti impegni.

Mentre riveste un valore enorme il substrato profondo dell’uomo impaurito e terrorizzato (dalla morte) come nel caso dell’epidemia, poiché può far guarire e catalizzare la reazione un intero popolo contro l’epidemia stessa, insufflando nella gente un contributo inusitato alla causa.

La paura, in molti casi, determina la partecipazione attiva di tutta la comunità e si esprime con grande efficacia nella lotta contro il virus.

Sotto il profilo della tutela della vita umana e degli ecosistemi, in riferimento ai domini economici e sociali, la crisi climatica può causare danni ben più devastanti degli effetti del corona virus, eppure non ha toccato l’anima della popolazione e non ha trovato alcun riconoscimento soprattutto nella comunità nazionale.

Certo in Italia ci sono molte cause che depotenziano in modo determinante l’azione a favore dell’ambiente. Ad esempio la sottovalutazione della competenza si è rivelata devastante, ma soprattutto l’irruzione di una sorta di morale politica basata sulla “concezione legale del peccato” riducendo quest’ultimo ad una trasgressione di norme, sta producendo un vero e proprio sconquasso.

Ci si spiega meglio.

Usando le immagini e le parole meravigliose sull’ethos di Yannaras e traslandole alla crisi climatica, si possono fare le seguenti considerazioni.

L’etica, e quindi condurre una battaglia di valore etico, non ha niente a che vedere con la conformazione a regole convenzionali di comportamento. Trasgredire le norme non è un peccato ma un reato.  

Il bene e il male non sono riconducibili all’osservanza o trasgressione delle regole stabilite dall’autorità e punibili dal magistrato.

Il bene ed il male non sono categorie legali ma hanno un senso vitale.

Il bene significa la vita, il male vuol dire la morte.

La questione dell’etica rappresenta l’attuazione autentica dell’esistenza e finché la questione ambientale rimane nell’asfittico dominio giuridico (sempre più esteso) e non assorbe significati di eticità, così come è avvenuto nel giro di alcune settimane per il corona virus, non è possibile il salto escatologico della crisi ambientale.

Gli eroi che sono riconosciuti dalla comunità, combattono la pandemia e sono rappresentati dall’infermiera che riposa la testa sudata sulla tastiera del computer.

Adesso vi è la lotta al virus, con determinazione, con comportamenti virtuosi individuali e collettivi.

E forse, alla fine della storia, si sarà compreso nel profondo che esiste una modalità per intraprendere tutti insieme, dalla stessa parte della barricata, una importante battaglia.

Poi, necessariamente, bisognerà passare all’altra importante guerra. Quella per l’ambiente. Forse ricordando, nel profondo, l’impegno profuso per la lotta al virus.

E se l’ethos di ogni uomo fa riferimento alla scala delle virtù che il contesto sociale ha accettato, è proprio l’ethos, anche sotto il profilo ambientale, che sta alla base dei comportamenti corretti dell’individuo nella società.

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