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Alberto Barachini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria: “Questa è un’era pericolosa per l’editoria, la distribuzione conta più del contenuto”

“C’è un adagio nel giornalismo: ci vogliono dieci anni per costruire una reputazione, un minuto per perderla. Io credo che siamo di fronte a un’era molto delicata, che è quella del verosimile, della somiglianza al vero”.

Lo ha affermato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria Alberto Barachini, intervenendo al convegno “L’evoluzione dei media d’informazione” organizzato da Il Sole 24 Ore a Roma in occasione dell’anniversario dei 160 anni del giornale, ricordando che viviamo in un periodo in cui “la distribuzione conta più di chi produce un contenuto”.

“Chiaramente – ha detto Barachini – un quotidiano economico basa la sua forza, la sua autorevolezza, su delle fonti, su dei dati e su dei numeri. I numeri difficilmente mentono. E i numeri servono a dare quel rapporto di fiducia nei confronti dei lettori. Perché il giornalismo economico ha quella ricaduta lì, ha anche la ricaduta di chi poi legge quel giornale per prendere delle iniziative imprenditoriali, economiche, finanziarie. Quindi aumenta il valore non solo democratico, ma anche civico di un quotidiano che si occupa di tematiche finanziarie ed economiche”.

Il sottosegretario ha poi proseguito ricordando che “abbiamo lavorato molto sul tema dell’intelligenza artificiale. Oggi è stata lanciata una funzione di Google che si chiama AI Mode. AI Mode è un nuovo strumento di Google che va oltre quelle che erano le anteprime di intelligenza. Dati recenti dicono che soltanto otto utenti su cento superano la preview dell’intelligenza artificiale, vanno oltre, vanno alla ricerca delle fonti”, ma “si fermano alla sintesi. Ci si accontenta di quattro righe su ogni cosa. Quattro righe che però non sono generate da un contenuto certificato da una fonte o da un quotidiano, sono sostanzialmente un rimpasto di materiale, di contenuto trovato online. Questa è l’era della distribuzione che conta di più di chi produce un contenuto ed è ovviamente pericoloso”.

Barachini ha sottolineato di aver “convocato una commissione e abbiamo avuto un contributo straordinario da padre Benanti. Il primo punto era la difesa del copyright, perché se noi non difendiamo il diritto d’autore, che è la base della piramide economica dell’editoria, già questo impoverisce tutto il sistema. Il secondo punto, ed è una novità effettivamente internazionale, è stato il reato del deepfake, perché noi abbiamo istituito una nuova fattispecie di reato del deepfake, punibile con una pena detentiva da uno a cinque anni”.

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