La Commissione europea per ora resiste nel caso dell’auto alla spallata che gli interessi industriali più conservatori stanno cercando di esercitare per giungere al sostanziale smantellamento del Green Deal. Se al cedimento della recente proposta di direttiva sugli obblighi di rendicontazione ambientale – essenziali, ricordiamo, per orientare la finanza verso investimenti in attività a impatto zero – si fosse affiancato uno stravolgimento dell’Action plan sull’automotive, sarebbe stato il de profundis degli obiettivi europei.
Così non è stato, ma la partita chiaramente non è chiusa, tenendo conto anche che la pressione si intensificherà nella seconda metà del 2025, a seguito dell’anticipazione di un anno, accettata dalla Commissione, della discussione circa la revisione delle norme sulle emissioni. Vi sono altre due ulteriori “concessioni” nell’Action plan che riguardano l’allungamento da 1 a 3 anni del periodo in cui verificare il rispetto dei target di CO2 previsti per il 2025, con conseguente posponimento di eventuali multe dal 2026 al 2028, e l’esplicitazione della cosiddetta “neutralità tecnologica” nella produzione di auto a emissioni zero.
La prima concessione rischia di ritardare ulteriormente la trasformazione del settore. In effetti, le case automobilistiche avevano già preso a vendere a inizio 2025 prodotti elettrici, dopo aver dato fondo nel 2024 alle auto endotermiche, sfruttando fino all’ultimo euro gli alti margini che esse consentivano. Questa ripartenza, indotta da strategie di vendita impostate sulla base della precedente regolazione, può essere frenata dal nuovo “regalo” ai carmakers? Dipende anche dal loro grado di miopia, particolarmente deleterio per loro negli ultimi anni.
La seconda concessione è, allo stato attuale, vuota retorica, inserita forse per accontentare qualche ministro. La neutralità tecnologica c’era già nel Green Deal. Solo che con un obiettivo (mantenuto) di auto a emissioni nette zero nel 2035 – necessario per rispettare l’accordo di Parigi – non c’è un’effettiva alternativa alla tecnologia elettrica, sviluppata da tempo e in costante miglioramento. Ciò anche per motivi di vendita facilmente comprensibili. Se Volkswagen vuol cercare di recuperare almeno parte del terreno perduto nel mercato cinese in forte espansione sull’elettrico (quello europeo sarebbe di sola sostituzione), non può certo presentarsi con auto e-fuels (o bio-fuels sponsorizzati dall’Italia). Il mondo va, da tempo, verso la mobilità elettrica, è un vincolo, oltre a quello ambientale, al quale non si può sfuggire.
L’Action plan contiene altre iniziative, sulla carta positive, circa la tecnologia dell’auto, digitale e AI oltre che batterie. Come avviene in tutti i documenti europei – tranne quelli sul riarmo – le risorse di cui si parla non sono aggiuntive: fanno riferimento a mobilitazione e riorganizzazione di fondi già esistenti. Tuttavia, il fatto di aver per ora resistito negli aspetti essenziali per l’auto – l’unico settore, si ricorda, che ha dato finora un contributo nullo al taglio di emissioni – è un risultato non scontato.