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Roberto Sommella (Milano Finanza): «Se cade il governo Draghi l’Italia perde 31 miliardi di euro»

Su Milano Finanza il direttore Roberto Sommella mette in guardia l’Italia da uno stop anticipato dell’esecutivo: “Trentuno miliardi di euro. A tanto ammontano i soldi che l’Italia rischia di vedere evaporare se si concluderà l’esperienza del governo Draghi senza un’immediata e valida alternativa”.

Sono i 10 miliardi del prossimo decreto Aiuti bis che, sostanzialmente, varerà misure entro luglio per alleviare l’impatto delle tariffe e dell’inflazione su famiglie e imprese, e i 21 miliardi di euro della tranche estiva del Pnrr. Un’eventuale crisi dell’esecutivo bloccherebbe di fatto entrambe le erogazioni chissà per quanto tempo.

Nel caso di un Draghi bis, cosa sulla quale però lo stesso presidente del Consiglio ieri in conferenza stampa è stato netto – scrive Sommella – forse si riuscirebbe a recuperare in poche settimane il tempo perduto, tra nomina dei nuovi ministri, nuovi gabinetti e nuovi staff.

Nell’ipotesi invece di un altro governo o peggio di un governo che conducesse il Paese ad elezioni anticipate, tutta la macchina amministrativa italiana, già non proprio una Ferrari, si bloccherebbe o comunque i provvedimenti orfani di padre andrebbero incontro ad assalti all’arma bianca alle Camere, essendo tutti i partiti già in campagna elettorale.

Conta assai poco sottolineare che una crisi estiva del governo metterebbe in discussione la gestione degli oltre 200 miliardi di euro del Next Generation Eu e una serie di operazioni fondamentali che vanno dalla privatizzazione di Mps e Alitalia, alla nascita della società per la Rete Unica, dalla scelta dei nuovi organi sociali di Mediocredito Centrale e di Popolari di Bari, per finire alle partite diplomatiche fondamentali ad ottenere l’assegnazione dell’Autorità europea dei brevetti a Milano e quella anti-riciclaggio a Roma.

Tutte opportunità – sottolinea Sommella – che svanirebbero con un inquilino debole a palazzo Chigi e che forse, in parte, sono già diventate una mera opzione.

Ed è ancora più assurda questa ennesima crisi col solleone, dopo quella del Papeete di agosto del 2019, che vide protagonista Matteo Salvini, se si pensa che si è arrivati quasi al quinto mese di guerra in Ucraina, senza il benché minimo piano di pace e con prospettive tutt’altro che ottimistiche per lo stato dell’economia europea e italiana”.

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