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Rischiamo il conflitto tra Gas e Rinnovabili | L’analisi

“Dopo la missione della premier Meloni in Libia ed Algeria per ottenere più gas e diventare un nuovo Hub per l’Europa, Elettricità Futura (associazione dei produttori di elettricità) ha presentato il suo piano al 2030 con l’obbiettivo, considerato realistico, di produrre fra sette anni l’85% di elettricità da fonti rinnovabili”.

Lo sostiene l’economista Pia Saraceno.

“Enel ha contemporaneamente annunciato che a Catania nascerà la più grande fabbrica d’Europa per la produzione di pannelli fotovoltaici, in grado di sostenere la domanda di tecnologie e renderci autonomi dalle importazioni dalla Cina” spiega in un suo intervento dalle colonne del magazine digitale Inpiu.net.

“Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Pichetto Fratin, che aveva già dichiarato l’obiettivo di giungere, anche accelerando i processi autorizzativi, a 12GW all’anno la nuova capacità rinnovabile, applaude”.

Non risulta però per nulla chiaro come lo sviluppo di nuove infrastrutture del gas promesse ai paesi africani possa conciliarsi col fatto che le rinnovabili, insieme agli interventi di efficienza, porterebbero, secondo le stime Iea, ad una riduzione della domanda di gas in Italia ed Europa del 50% entro il 2030.

Potremmo fare a meno non solo di tutte le importazioni dalla Russia entro il 2025, ma entro pochi anni le importazioni di gas liquido (Lgn) per coprire la domanda europea sarebbero inferiori a quelle del 2019.

Va valutato inoltre quali e quante infrastrutture possano essere tecnicamente convertite al trasporto dell’idrogeno, considerando che solo un volume molto ridotto di idrogeno sarà necessario per sostituire il gas e che la sua logistica sarà molto differente da quella del gas.

Sempre in attesa che il nuovo piano energia e clima chiarisca le priorità ed i tempi delle azioni per la transizione energetica, la premier ha convocato la cabina di regia del PNRR invitando le sole società a controllo pubblico (ENI, Enel, Terna, Snam) e chiedendo loro un piano su come rivedere il PNRR accelerare la transizione energetica e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento gas con l’obiettivo di ottenere più risorse dall’Europa.

La probabilità che tutti i piani d’investimento in nuove infrastrutture programmate dalle tre società, ciascuna per suo conto, possano essere accolti è elevata.

Gli interessi delle società non sono però convergenti, e comunque non sono stati pensati in modo coordinato per rispondere alle priorità e alle strategie del resto non chiarite dal Governo.

Oltre ad escludere altri operatori essenziali per realizzare la transizione, vi è il rischio di moltiplicare le iniziative ridondanti di cui i consumatori dovrebbero in futuro sopportare gli ingenti costi in termini di maggiori tariffe o maggior debito pubblico”.

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