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«Omicron buca Astrazeneca ma non 3 dosi Pfizer o Moderna»

Sulla variante Omicron, “i dati di  ieri dei ricercatori inglesi dicono che le tre dosi di Pfizer danno una discreta protezione dalla malattia grave da Covid, intorno al 70% rispetto al 95%. Mentre Astrazeneca sembrerebbe dare una protezione molto piu’ bassa”.

Lo ha detto Massimo Andreoni, direttore scientifico Societa’ Italiana Malattie  Infettive (Simit) e ordinario all’Universita’ di Tor Vergata.

Quanto ai contagi in crescita, “Omicron ogni 2 giorni e mezzo  riesce a raddoppiare il numero dei casi. Oggi verranno testati i  diversi tamponi per avere un’idea di quanto questa variante sta  penetrando in Italia e in funzione di questo potremo capire  quando ci sara’ il picco”, che “mi aspetterei almeno tra un paio  di settimane” quindi “probabilmente ci sara’ con l’anno nuovo”.    

Ogni volta che abbiamo una nuova variante, ha concluso, “e’ una scommessa, non sappiamo quello che accadra’”.

Per questo,  oltre a vaccinare con tre dosi, “bisogna mantenere le misure di  contenimento” per “impedire che il virus circoli”.

Moderna: dose booster aumenta di 37 volte anticorpi Omicron

La dose booster del vaccino Moderna, così com’è stata attualmente autorizzata – 50 microgrammi, la metà della dose del primo ciclo di vaccinazione – aumenta di circa 37 volte i livelli di neutralizzanti contro la variante Omicron del coronavirus.

E’ quanto comunicato dalla società statunitense, dopo i test compiuti su Omicron.  Una dose piena, ha sottolineato l’azienda, aumenta i livelli di neutralizzanti di 83 volte.

L’attuale versione del vaccino continuerà a essere la “prima linea di difesa di Moderna contro Omicron”, ha spiegato la società Usa. 

L’inchiesta del New York Times

I vaccini AstraZeneca, Johnson & Johnson e quelli utilizzati in Cina e Russia “fanno poco o nulla per fermare la diffusione di Omicron”, scrive il quotidiano facendo riferimento ai primi studi. E visto che i vaccini mRna prodotti da Pfizer e Moderna vengono utilizzati in porzioni limitate del pianeta, l’allarme è servito, soprattutto sulla base dei risultati ottenuti sinora in laboratorio.

I vaccini cinesi Sinopharm e Sinovac – che rappresentano una quota estremamente rilevante a livello mondiale – offrono secondo il New York Times “protezione quasi nulla dall’infezione di Omicron”. I farmaci sono stati utilizzati in Cina, ma anche in Messico e in Brasile.

Il quotidiano cita uno studio preliminare britannico per evidenziare che il vaccino AstraZeneca – ampiamente impiegato anche in Italia – “non ha mostrato capacità di fermare Omicron sei mesi dopo la vaccinazione”.

Il vaccino, con il nome Covishield, è stato utilizzato in India e in molti paesi dell’Africa subsahariana, dove sono state distribuite 67 milioni di dosi in 44 nazioni. Simile, secondo i ricercatori, anche il rendimento del russo Sputnik. Nemmeno il monodose Johnson & Johnson appare in grado di garantire una protezione rilevante.

Il quadro complessivo viene abbozzato dal professor John Moore, virologo al Weill Cornell Medicine di New York.

“Si perde per prima cosa la protezione contro l’infezione asintomatica e i sintomi lievi, si conserva molto meglio la protezione contro la malattia grave e la morte”, dice l’esperto. Ma questa protezione parziale non sarà in grado di evitare un effetto massiccio a livello globale, avverte J. Stephen Morrison, direttore del Global Health Policy Center al Center for International and Strategic Studies. “L’ampiezza dell’infezione travolgerà i sistemi sanitari”.

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