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Marta Cartabia (Ministra della Giustizia): «Le forze politiche rinuncino al conflitto permanente. La Giustizia diventi terreno dove cercare una convergenza»

«Abbiamo un compito storico, un’occasione irripetibile per l’Italia. È il Recovery Plan» e «vorrei che una cosa fosse ben chiara, ai partiti e ai cittadini: insieme a quella della Pubblica Amministrazione, la riforma della Giustizia è il pilastro su cui poggia l’intero Piano nazionale di ripresa e resilienza. Se fallisce questa riforma, molto semplicemente, noi non avremo i fondi europei».

Nella data simbolica del 25 aprile, la ministra della Giustizia, Marta Cartabia – in un’intervista a La Stampa – esorta le forze politiche a ritrovare lo spirito di unità nazionale, con un appello alla «responsabilità» e un’esortazione al «realismo». «Rinuncino al conflitto permanente e ammainino le ‘bandierine identitarie’, come ha detto il premier».

La giustizia «è stata una trincea» ora, sottolinea, «deve diventare il terreno dove cercare una convergenza» per «il bene delle future generazioni». Serve «un grande patto»: così lo definisce Cartabia, che da costituzionalista lo associa al «patto fondativo che fece nascere la nostra Repubblica». «Anche allora c’erano tre forze politiche dominanti che andavano in direzioni diverse, le lotte interne imperversavano. Eppure la Costituzione si fece».

Il suo metodo sarà «un ascolto profondo delle ragioni contrapposte, nel tentativo di farle convergere». E l’obiettivo è «una giustizia rapida e di qualità», con «riforme dei processi, digitalizzazione, assunzione di personale, ristrutturazioni edilizie». Cartabia ricorda che «una riduzione della durata dei processi civili del 50% può accrescere la dimensione media delle imprese italiane di circa il 10%. Una riduzione da 9 a 5 anni dei tempi di definizione delle procedure fallimentari può generare un incremento di produttività dell’economia dell’1,6%».

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