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Marcello Sorgi (La Stampa): «Il modesto bilancio del vertice europeo sui vaccini e le sue ragioni»

«Parlare di fallimento del vertice europeo dedicato ai vaccini, forse, è esagerato. Ma certo – nonostante l’impegno del presidente del Consiglio, Mario Draghi, che ha giocato un ruolo da protagonista, cercando fino all’ultimo di evitare una rottura – in confronto alle aspettative, il bilancio della giornata è modesto». Non nasconde la delusione Marcello Sorgi che, sulla Stampa, parla di paesi che si muovono «in ordine sparso».

«Né valgono a cambiarlo – prosegue l’editorialista – i primi passi fatti in quella sede per il passaporto vaccinale, il documento che dovrebbe consentire presto una riapertura delle frontiere e un ritorno alla vita normale (o quasi). Anche perché, se la campagna di vaccinazione procede a rilento in quasi tutti i Paesi membri, anche la concessione dei passaporti dovrebbe subire lo stesso ritmo».

«Ci sono almeno due ragioni per cui l’Europa ancora una volta vacilla in uno dei momenti in cui dovrebbe mostrarsi più unita. La prima sono le evidenti divisioni: il cancelliere austriaco Kurz, insieme ai leader di Lettonia, Bulgaria, Slovenia, Repubblica Ceca e Croazia ha scritto alla presidenza della Commissione contestando il piano di ripartizione dei dieci milioni di vaccini Pfizer disponibili, una manciata di dosi rispetto agli oltre trecento milioni promessi per aprile».

«Sotto le pressioni di opinioni pubbliche nazionali sopraffatte dalla stanchezza, per oltre un anno di lockdown completo o progressivo, i leader cercano scorciatoie, oppure scaricano sull’Unione errori che sono anche dei singoli».

«E qui veniamo al secondo aspetto complicato che ha pesato sul vertice. Più che alla scarsa disponibilità di Johnson, infatti, la speranza di collaborazione e solidarietà in termini di dosi effettivamente consegnate, e non solo promesse, era legata al recupero, in un certo senso al capovolgimento, delle relazioni tra Europa e Usa dopo l’elezione di Biden».

«Ma il presidente americano s’è fatto precedere da un discorso che fa il bilancio dei suoi primi mesi alla Casa Bianca e fissa obiettivi anche più ambiziosi di quelli realizzati finora (tra cui cento milioni di vaccinati nei primi cento giorni)».

«Difficilmente quindi il nuovo corso, che va certamente nel senso di un rinnovamento del tradizionale rapporto Usa-Ue sepolto dalla dottrina trumpiana dell’“America first”, si tradurrà nell’aiuto concreto di forniture di fiale che sarebbero state (e adesso forse non sono più) in eccesso rispetto alle esigenze dei cittadini americani».

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