Questione di un millimetro. Fosse andato a segno il colpo di Thomas Matthew Crooks, commenta Paolo Mieli sul Corriere della Sera, gli Stati Uniti sarebbero precipitati in una guerra civile. Probabilmente, con il caso Biden ancora in alto mare, sarebbero andate a monte le elezioni presidenziali previste per il prossimo 5 novembre. E con il sistema statunitense paralizzato, l’intero Occidente sarebbe stato messo in ginocchio. Più di quanto non lo sia già.
Da anni un Occidente sprovvisto di leader – eccezion fatta per Joe Biden al netto dei problemi ben noti – è sotto scacco di Cina, Russia e Iran che fanno proseliti a man bassa nel cosiddetto Sud del mondo. Abbiamo nominato per prima la Cina perché è con il Paese guidato da Xi Jinping che si arriverà alla sfida finale. Pechino dà le carte, acquista intere aree economiche in ogni parte del globo, accende la luce verde alle guerre da cui pensa di poter trarre convenienza.
Dispone, inoltre, nello stesso mondo atlantico di personalità che in modo più o meno esplicito (sempre ben individuabile, comunque) si son messe al suo servizio. E ha fissato l’appuntamento strategico della partita del secolo che consiste nella riconquista di Taiwan entro e non oltre il 2049. Possibilmente molto prima. Senza sparare un colpo se le cose vanno come stanno andando. Entro quella data l’Occidente e i partner subalterni della Cina si saranno dissanguati in guerre senza fine talché, quando scoccherà l’ora di Taiwan, nessuno vorrà più saperne di combattimenti, missili, stragi. Neanche per interposto Paese.
Per il prossimo futuro Trump sarà l’incognita più grande. L’uomo, con le sue mattane, potrebbe rivelarsi una sorpresa. Non è detto che – dovesse tornare alla Casa Bianca – si trasformerebbe in un docile esecutore degli ordini russi, iraniani e cinesi. Beninteso: per quel che ci riguarda consideriamo Biden affidabile e Trump no, assolutamente no. Ma, per andare sul sicuro, a Mosca, Pechino e Teheran una guerra civile che travolga gli Stati Uniti conviene in ogni caso assai più dell’imprevedibilità di Trump. Con questo sia chiaro non intendiamo insinuare che quei tre Paesi o altre entità a loro collegate abbiano avuto niente a che spartire con l’attentato al Butler in Pennsylvania. Vogliamo solo dire che, se il colpo di Crooks fosse andato a segno, Cina, Russia e Iran avrebbero avuto di che gioirne.