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[Lo scenario] Grazie alle rinnovabili, in 4 anni un terzo del gas in meno

Quattro anni per installare in Italia 70 gigawatt di nuove fonti rinnovabili. Quattro anni per tagliare così i consumi di gas di 26 miliardi di metri cubi (oggi ne consumiamo 70) e per ridurre le nostre emissioni di gas serra del 55%. Si può fare, dicono le imprese italiane dell’eolico, del fotovoltaico e del biogas. Basta sveltire le procedure e rimuovere gli ostacoli burocratici. Le risorse ci sono, basta liberarle.

“Certo che si può fare – ha detto all’ANSA Simone Togni, direttore di Anev, l’associazione di categoria delle imprese dell’eolico -. Se i 5-6 anni che servono oggi per approvare un impianto in Italia, diventassero un anno, come prevedono le norme europee, in 4 anni potremmo avere i 70 gigawatt di nuove rinnovabili che il governo vuole installare entro il 2030. Cioè quello che serve per raggiungere l’obiettivo del piano Ue per la transizione ecologica, il Fit for 55: tagliare le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, rispetto al livello del 1990”.

Anche Paolo Merli, amministratore delegato di Erg, società che produce elettricità prevalentemente con le fonti pulite, ha dichiarato nei giorni scorsi che “eolico e solare nel giro di pochi anni possono sostituire il gas. Questo inverno ci aiuterà a capire che è importante accelerare sul fronte delle rinnovabili”.

L’amministratore delegato di Terna (la società pubblica che gestisce la rete elettrica), Stefano Donnarumma, ha già chiarito che “a fine agosto le richieste di connessione di fonti pulite alla rete sono pari a 280 GW, circa 4 volte gli obiettivi che l’Italia si è data al 2030”. Per Donnarumma “realizzare i 70 GW previsti dal piano europeo Fit for 55 porterebbe a un risparmio di oltre 26 miliardi di metri cubi di gas, valore sostanzialmente pari alle quantità che il nostro Paese ha importato dalla Russia negli ultimi dodici mesi”.

Ma le rinnovabili non renderebbero soltanto l’Italia meno dipendente dall’estero nel settore energetico. Ridurrebbero anche drasticamente le bollette degli italiani. Per il manager di Terna, “se oggi il prezzo dell’energia elettrica fosse dipendente solo dal costo industriale delle fonti rinnovabili e non, come oggi accade, ancorato al costo del gas, il prezzo di riferimento della componente energia della bolletta sarebbe inferiore di quasi il 90%”.

Simone Togni di Anev spiega che “dei 280 Gigawatt di nuova potenza proposti a Terna, 80 sono di impianti offshore, che non vedremo prima del 2030. Gli altri 200, in parte sono progetti in concorrenza fra di loro, sugli stessi siti. Alcuni progetti saranno anche bocciati. Ma quelli che restano, si possono fare in tempi brevi, se si accelerano le procedure. Siamo in economia di guerra. A Palazzo Chigi sono fermi per l’approvazione 7 GW di nuova potenza, e altri 10 GW di repowering di impianti esistenti. Basterebbe cominciare a sbloccare quelli”.

Ma sul fronte delle rinnovabili, non ci sono soltanto sole e vento. Ci sono anche i biocarburanti, ottenuti da coltivazioni dedicate, scarti agricoli e rifiuti alimentari. L’a.d. di Italgas, Paolo Gallo, giovedì a Torino si è detto “convinto che il gas russo verrà sostituito dal biometano. Il suo potenziale l’abbiamo stimato da qui al 2030 in 10 miliardi di metri cubi di gas, circa il 12%. Risolve da un lato il problema dei rifiuti, e potrà andare a sostituire il gas russo”. Ma come per eolico e fotovoltaico, “l’unico problema che c’è, è quello autorizzativo”.

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