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[Lo scenario] 16 mila imprese italiane saranno costrette alla transizione ecologica. Ma non sono pronte

Il Rapporto Regionale Pmi 2022, realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Unicredit e Gruppo 24 Ore, evidenzia che sono poco più di 16mila (il 10,6% del totale) le Pmi italiane esposte a rischi climatici, ambientali e di transizione.

Basandosi sulla Tassonomia Ue e su una serie di informazioni aggiuntive, Cerved ha definito uno score che misura il grado di esposizione delle imprese italiane al processo di transizione.

A livello complessivo, le Pmi che operano in settori a rischio di transizione alto o molto alto sono poco più di 16 mila (il 10,6% del totale), impiegano 478 mila addetti (l’11%) e presentano un’esposizione verso il sistema creditizio di oltre 44 miliardi (il 17,1%). I dati sull’incidenza territoriale delle attività a rischio di transizione riflettono la diversa specializzazione produttiva delle economie locali. Il Sud Italia è l’area geografica più esposta al rischio di transizione, con circa 127 mila addetti coinvolti (14,7%), seguita dal Centro (10,9%) e NordEst (10,1%), mentre il Nord-Ovest è l’area che evidenzia le incidenze più basse (9,6%).

Un’analisi di dettaglio sui bilanci delle circa 16 mila Pmi a rischio transizione evidenzia che quasi i due terzi di queste (10.588) non possiedono una struttura finanziaria adeguata ad affrontare eventuali investimenti di riconversione in condizioni di equilibrio finanziario.

Le Pmi che avrebbero invece spazi per maggiori investimenti sono 5.679, con un potenziale di investimento quantificabile in 7,8 miliardi di euro. Queste risorse finanziarie aggiuntive corrispondono al 4,8% dell’attivo complessivo delle 16 mila Pmi a rischio di transizione elevato.

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