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L’Italia tra i 5 Paesi Ue per tecnologie green. Adesso usiamole | Lo scenario

Dall’ultima ricerca del Centro Ricerche Enrico Fermi (Cref), presentata ieri al Cnel dai ricercatori Angelica Sbardella e Aurelio Patelli, emerge come in materia di tecnologie green, quindi di strumenti pensati per il contenimento e la riduzione delle emissioni, l’Italia risulta essere fortemente competitiva rispetto all’area dell’Europa 28+ (Eu con Uk e Macedonia, Montenegro, Norvegia, Svizzera, Turchia) nel periodo 2000-2016, soprattutto in termini di brevetti green.

Dati Ocse del 2015 stimano che tra il 1990 e il 2010 le energie rinnovabili sono cresciute del 400%, i veicoli elettrici o ibridi del 350%, l’efficienza energetica negli edifici del 140%. Circa il 30% delle innovazioni verdi mondiali sono state sviluppate in Europa tra il 2000 e il 2016 (i dati dopo il 2016 non sono di qualità sufficiente per essere utilizzati). Dal punto di vista della quantità dei brevetti green presentati, l’Italia nel 2016 è quarta a pari merito con la Spagna con il 4% (nel 2000 era al 3%). Guida la classifica la Germania con il 46%, al secondo posto la Francia con il 17% e al terzo posto il Regno Unito con il 9%.

La capacità tecnologica verde italiana, nel 2016, si è concentrata su invenzioni relative alle tecnologie in quattro macrosettori chiave: riduzione dei gas serra nel comparto energetico (31%), mitigazione del cambiamento climatico nei trasporti (19%), nell’edilizia (15%) e nella produzione di beni (15%). Tra le regioni, al primo posto per numero di brevetti green c’è la Lombardia (che era prima anche nel 2000), seguita dal Piemonte (stessa posizione che nel 2000), Emilia-Romagna e Veneto, e in quinta posizione la Toscana. Scende il Lazio da quinto a settimo.

La prima regione del Sud è la Campania, seguita dalla Puglia. Peggiora la Sicilia (era la nona regione nel 2000, adesso è al 14 posto) e chiude la classifica il Molise. «La ricerca del Cref mostra che la trasformazione verde è già un processo in atto, in Italia e in Europa, e non è in conflitto con lo sviluppo: giustizia sociale e ambientale possono marciare insieme», ha commentato Fabrizio Barca, Co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità.

«La ricerca ci conferma che nelle società con minori disuguaglianze economiche la fitness tecnologica verde è maggiore, e che la trasformazione ambientale può produrre buoni lavori e sviluppo. Ma sappiamo che nulla è scritto. La fitness non è una profezia, è una potenzialità che va realizzata. È qui che giocano un ruolo fondamentale le politiche». Le regioni ancora indietro nella transizione ecologica potrebbero puntare a sviluppare combinazioni di know-how che hanno maggiori probabilità di favorire lo sviluppo in ambito verde, come nell’archiviazione digitale, nell’ingegneria meccanica, in particolare legata agli impianti di illuminazione, e nella chimica, in particolare nei cementi e nelle ceramiche e nel trattamento delle acque reflue.

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