Gli ecosistemi ambientali non sono le uniche vittime dei cambiamenti climatici.
Il susseguirsi di eventi meteorologici estremi produce danni rilevanti anche sul piano economico e sociale.
Dal 1980 a oggi, le perdite economiche a livello mondiale provocate dall’emergenza clima ammontano a circa 650 miliardi di euro, di cui 52,3 miliardi soltanto nel 2022.
I dati dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), si legge su Affari&Finanza di Repubblica, sono stati raccolti ed elaborati nel rapporto “Tra siccità e alluvioni: il clima ci presenta il conto”, messo a punto dal centro studi Divulga.
Si tratta di un’analisi realizzata dal professor Felice Adinolfi, direttore del centro studi e ordinario di Economia ed estimo rurale nell’Università di Bologna, e da Riccardo Fargione e Giuseppe Pachino, che sarà fra i temi al centro del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione, organizzato da Coldiretti il 23 e 24 novembre prossimi, a Roma.
Lo studio evidenzia che, oltre alla popolazione mondiale – dove più di 700 milioni di persone, secondo la Fao, nel 2022 hanno sofferto la fame – a risentire degli effetti del clima impazzito sono i settori produttivi particolarmente legati alle risorse naturali.
La maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi, infatti, riduce la produttività agricola per l’intensificarsi dei fenomeni di desertificazione e degrado del suolo.
Anche la produttività ittica è minacciata dal continuo riscaldamento e dall’acidificazione degli oceani e dei mari.
I Paesi europei hanno già subito perdite economiche rilevanti.
Elaborando i dati dell’Agenzia europea dell’Ambiente, il rapporto segnala che nell’area comunitaria, dal 1980 ad oggi, a subire le maggiori perdite per via dei cambiamenti climatici sono state Germania (177 miliardi di euro), Francia (120 miliardi), Italia (111 miliardi) e Spagna (83 miliardi).