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[L’analisi] La linea rossa di Draghi: il governo va avanti solo se riesce a lavorare 

Se si continua a bloccare il lavoro del governo, l’esperienza dell’esecutivo potrebbe concludersi qui. Mario Draghi incontra i giornalisti dopo la riunione di questa mattina con i leader dei sindacati, annuncia un “corposo” provvedimento sul lavoro per la fine del mese e ribadisce la necessità di un nuovo patto sociale per difendere salari e pensioni dalla fiammata inflazionistica. Ma soprattutto invia un messaggio netto alle forze più riottose della maggioranza. A cominciare dal M5S di Giuseppe Conte, ma anche alla Lega di Matteo Salvini. Ai pentastellati Draghi concede una ampia apertura e spiega che nel documento di nove punti consegnato da Conte la settimana scorsa, ci sono «molti punti di convergenza con l’agenda di governo».

La prova lascia intendere il premier è proprio l’attenzione ai redditi più bassi e al salario minimo, una delle richieste del M5S: «È stata approvata in Europa la direttiva sul salario minimo, il governo intende muoversi in questa direzione», dice Draghi. Inoltre, «è necessario mettere in campo misure strutturali per incrementare i salari netti», il governo punta a «ridurre il carico fiscale a partire dai redditi più bassi, vogliamo intervenire in maniera decisa all’interno degli spazi della finanza pubblica». L’unico stop, al momento, riguarda lo scostamento di bilancio: almeno per adesso le misure allo studio non saranno finanziate in extra-deficit» uno scostamento di bilancio per ora non è previsto», dice Draghi.

Ma l’avvertimento ai partiti non riguarda solo il M5S, anzi, è alla Lega di Salvini che il premier, senza citarlo esplicitamente, rivolge il messaggio più netto: «Il governo con gli ultimatum non lavora, a quel punto perde il suo senso di esistere» dice «se si ha la sensazione che è una sofferenza straordinaria stare in questo governo, che si ha fatica, bisogna essere chiari».

«Lo dico anche per tanti altri che a settembre minacciano sfracelli e cose terribili», aggiunge il premier. E alla domanda dei giornalisti se si riferisse proprio alla posizione della Lega, Draghi spiega: di aver fatto un «esempio, poi lei ci metta il nome che vuole sull’esempio». In ogni caso, il premier ribadisce la posizione già espressa la settimana scorsa: non c’è una alternativa a questa maggioranza di governo.

«Io ho già detto che per me non c’è un governo senza M5S né c’è un governo Draghi» ripete «questa situazione di fibrillazione il governo la sta gestendo abbastanza bene, il governo continua a lavorare, abbiamo visto le parti sociali, affronteremo i problemi dell’Ilva e prenderemo misure per difendere il potere d’acquisto delle famiglie e tutelare le imprese. Queste fibrillazioni sono importanti perché riguardano l’esistenza del governo, ma oggi il governo riesce a lavorare. Se si verificasse una situazione per cui il governo non riesce a lavorare, sento che a settembre qualcuno minaccia sfracelli, a quel punto il governo perde il suo senso di esistere», ripete.

Se giovedì il M5S dovesse non votare la fiducia al Senato sul decreto aiuti l’esecutivo dovrebbe essere rinviato alle Camere per verificare la fine della maggioranza?, chiedono i cornisti. «Su questo dovete chiedere al presidente Mattarella», conclude Draghi che sulla eventualità di uno scioglimento anticipato del Parlamento e di elezioni in autunno conclude: «Non commento scenari ipotetici, anche perché sono parte di quel che succede, essendo uno degli attori il mio non sarebbe un giudizio oggettivo e distaccato».

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