«L’ammontare di risorse effettivamente spese per i progetti del Pnrr nel corso di quest’anno sarà inferiore alle proiezioni presentate nel Def per il ritardato avvio di alcuni progetti che riflette, oltre ai tempi di adattamento alle innovative procedure del Pnrr, gli effetti dell’impennata dei costi delle opere pubbliche».
Questo è scritto nella nota di aggiornamento al Def, quindi il ritardo c’è. Come certifica il documento.
Ma vediamo le cifre: al 31 agosto 2022 risultavano sostenute effettivamente spese per circa 11,75 miliardi di euro.
Ma la Nadef 2022 prevede che quella cifra, a fine anno, salga a 15 miliardi, assai meno rispetto ai 29,4 previsti dal Def in aprile. Dunque, riepiloga la Nadef, dei 191,5 miliardi assegnati all’Italia, a fine anno ne saranno stati spesi circa 21(5,5 nel 2021 e 15 nel 2022). La Nadef prevede che nel 2023 possano essere spesi 40,9 miliardi, 25,9 in più di quest’anno. Ma tenere questo passo spetterà al prossimo governo.
Il picco della spesa tra il 2024 e il 2025
Il ministero dell’Economia predica prudenza nella lettura dei dati oggi disponibili sui pagamenti, che si riferiscono soltanto in parte alle spese verificate e certificate. Il picco della spesa si raggiungera’ tra il 2024 e il 2025, anni nei quali si prevede di usare circa la meta’ dei 191,5 miliardi di fondi del
Next Generation Eu assegnati all’Italia, rispettivamente 46,5 miliardi nel primo anno e 47,7 miliardi nel secondo. Nel 2022 le risorse utilizzate si fermeranno a 15 miliardi (finora sono stati rendicontati 6,2 miliardi), che sommati ai 5,5 miliardi dello scorso anno sono in linea con l’obiettivo indicato nella Nadef: 21 miliardi. Gia’ nei prossimi 12 mesi e’ atteso uno scatto in avanti, prevedendo l’uso di 40,9 miliardi.
Bandi per 94,7 miliardi
Il Pnrr e’ composto da riforme e investimento. Per i secondi, a meta’ di settembre, la quasi totalita’ era stata avviata. All’appello mancano soltanto iniziative per 4 miliardi di euro, le cui istruttorie sono ancora in corso. Altri 11 miliardi sono legati a interventi complessi, oggi in una fase preliminare. Secondo l’ultimo monitoraggio, aggiornato al 4 ottobre, sono state attivate 334 procedure tra appalti pubblici, bandi per individuare proposte progettuali, bandi per la selezione di esperti e contributi o crediti d’imposta. Si parla di circa 94,7 miliardi messi a bando. Di questa mole di procedure, 43 sono ancora aperte, rendendo disponibili 32,3 miliardi.
La relazione offre anche uno spaccato sul cosiddetto piano complementare finanziato con 30 miliardi di risorse nazionali, che dovra’ integrare il Pnrr. Per le 29 scadenze previste entro lo scorso 30 giugno, il calendario procede senza intoppi, ad eccezione di tre interventi. Per il progetto Polis-Case dei servi di cittadinanza digitale, si aspetta il via libera dell’Unione europea a concedere aiuti di Stato. Lo scorso 21 giugno, andato a vuoto il primo bando, Rfi ha invece bandito per la seconda volta
la gara per due navi, con opzione per una terza, destinate alla flotta nello stretto di Messina. Infine, non sono stati ancora recuperati i ritardi accumulati sui contratti di filiera per agroalimentare, pesca,
acquacoltura, floricoltura e vivaismo con bandi per 113 milioni, su 1,2 miliardi assegnati, ancora da pubblicare.
Revisione del Piano
La Relazione al Pnrr contenuta nel Nadef ricorda come la Commissione europea abbia indicato, tra le circostanze oggettive che possono essere addotte per una revisione degli investimenti previsti (ma non delle riforme), anche il caso di aumento dei prezzi per gli investimenti. Secondo la Commissione, le aspettative sull’inflazione erano state in qualche misura incorporate nei costi considerati dagli Stati membri in sede di predisposizione dei rispettivi Piani. Tuttavia si riconosce che la guerra in Ucraina ha portato a un aumento dei prezzi per l’energia e dei materiali da costruzione, «che quindi va considerato una “circostanza oggettiva” che giustifica una richiesta di modifica del Piano ai sensi dell’articolo 21 del Regolamento (UE) 2021/241». Che è ciò che sostiene Fratelli d’Italia.
Questo Osservatorio segue con grande attenzione l’applicazione del Pnrr e da diversi mesi ne racconta i rallentamenti (https://www.ripartelitalia.it/?s=ritardo+pnrr).
La palude degli enti locali
Ritardi nel PNRR? «Potrebbero essercene molti altri a breve», per problemi legati alle capacità delle amministrazioni locali, «ma ci sono gli strumenti per evitare il problema». Così Carlo Altomonte, professore di Politica economica alla Bocconi e consigliere esperto del governo Draghi, fa un bilancio sull’attuazione del piano Ue di ripresa e resilienza nella “staffetta” tra il premier uscente e il premier in pectore Giorgia Meloni.
«Se si considera quanto è stato fatto fino ad oggi, ha ragione Draghi quando dice che l’Italia è in linea con il piano, con i milestone e target raggiunti», spiega Altomonte all’Adnkronos. E questo, prosegue, «grazie al fatto che nel primo anno e mezzo si è preferito fare più riforme che investimenti per la precisa scelta politica che le riforme le facesse il governo Draghi e per la scelta economica che le riforme aprono la strada agli investimenti. Quindi noi siamo in regola, e questo lo certifica anche Bruxelles».
Ma, avverte, «ora arriva la parte difficile: gli investimenti da implementare” con il coinvolgimento delle amministrazioni locali alle quali spesso manca la capacità amministrativa e progettuale. Ma gli strumenti per superare questi ostacoli ci sono. Innanzitutto «a livello centrale con “Capacity Italy”» spiega l’economista «abbiamo creato una piattaforma per l’assistenza tecnica agli enti locali e questa struttura potrebbe essere potenziata grazie a finanziamenti pubblici già disponibili nel ministero della Funzione pubblica».
In particolare, si tratta di «1,5 miliardi di fondi disponibili che possono essere destinati all’assistenza agli enti locali». Inoltre, tutta la governance del Pnrr non è soggetta allo spoil system e resterà in sella fino alla fine del piano nel 2026 assicurando “continuità” di gestione. «Sono quindi fiducioso che non verrà dispersa l’eredità Draghi e che si possa accelerare. Se rinforziamo le amministrazioni» conclude «non ci dovrebbero essere problemi».