«Nel nuovo scenario, contraddistinto da cambiamenti climatici sempre più rapidi, un’impresa su 3 risulta esposta a potenziali perdite economiche a causa dei fenomeni analizzati» sintetizza Niccolò Sovico, CEO e co-fondatore di Ener2Crowd, la piattaforma ed app numero uno in Italia per gli investimenti ESG, presentando i risultati del nuovo studio sulla rischiosità climatica delle imprese italiane.
Basandosi su dati EEA (European Environment Agency), ICSR (International Center for Social Research), Legambiente (Osservatorio CittàClima), Swiss Re (sigma 1/2025, Natural catastrophes) e Munich Re (NatCatSERVICE, Data on natural disasters since 1980), Ener2Crowd ha calcolato i valori 2025 delle 4 classi di rischio fisico ed ha costruito un Indice di rischiosità climatica aziendale che tiene conto di tutti e 4 questi fattori.
A maggior rischio inondazioni troviamo Rovigo (40%), Genova (35%), Udine (32%), Gorizia (31%), Ferrara (26%), Ravenna (25%), Firenze (24%), Bologna e Catania (23%), Roma e Milano (22%) Forlì-Cesena, Parma, Rimini e Lecce (21%).
Per le frane nei primissimi posti si collocano Aosta (62%), Verbano-Cusio-Ossola (45%), Trento (44%), Sondrio (42%), Belluno (40%), Lecco (32%), Avellino e Bolzano (31%), L’Aquila (30%), Genova (29%), Massa Carrara e Biella (28%), Savona, Arezzo, Cuneo, Rieti e Imperia (27%).
In cima alla classifica delle ondate di calore ci sono quindi Catania (58%), Taranto (57%), Foggia (55%), Agrigento (52%), Bari e Siracusa (51%), Lecce, Brindisi e Trapani (50%), Barletta-Andria-Trani, Napoli, Reggio Calabria, Crotone, Messina, Sud Sardegna e Catanzaro (49%).
Nella categoria delle precipitazioni intense, i rischi maggiori si corrono a Verbano-Cusio-Ossola (84%), Lecce (45%), Piacenza (40%), Pavia (37%), Catania e Siracusa (30%), Vercelli (27%) e Livorno (23%), Foggia e Bari (18%), Barletta-Andria-Trani (17%), Taranto, Palermo, Ferrara e Genova (16%).
«Già oggi, a livello globale, i disastri naturali causano in media danni per oltre 250 miliardi di dollari l’anno e più di 10 mila vittime. In Europa gli anni dell’ultimo quadriennio (2021-2024) sono tutti nella top-5 per perdite economiche e il 2025 si mantiene sopra la media» commenta Niccolò Sovico, CEO e co-fondatore di Ener2Crowd.
Le perdite economiche sono già ad oggi pari all’1,8% del fatturato. Ma entro il 2050, in assenza di robuste strategie di adattamento, si stima che possano sestuplicarsi andando a sfiorare il 10,8% del fatturato.
I settori più a rischio? Per quota di imprese esposte ecco la graduatoria 2025 di Ener2Crowd: 1) agricoltura, allevamento e pesca (56%); 2) energia, gas e acqua (45%); 3) edilizia (44%); 4) magazzini e logistica (42%); 5) industria (39%); 6) alberghi e ristorazione (35%); 7) servizi (33%); 8) commercio (32%); 9) artigianato (30%).
Certo è che nel 2024 in Italia si sono registrati 351 eventi estremi, l’anno scorso è stato il terzo anno consecutivo sopra quota 300 e ci sono già 110 eventi ufficialmente conteggiati da gennaio a metà maggio 2025 (+31% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente).
Le perdite economiche da eventi meteo-climatici a livello di Unione Europea ammontano ufficialmente (cumulativo il 1980-2023) a 738 miliardi di euro (EEA 2025). Ma Ener2Crowd stima altri 42 miliardi nel 2024 (si arriva così a un cumulato 1980–2024 di 780 miliardi) e altri 55 miliardi nel 2025 per un totale di 835 miliardi di euro.
Ed ecco le province italiane con maggior Indice di rischiosità climatica aziendale:Verbano-Cusio-Ossola (44), Lecce e Catania (31), Genova (30), Piacenza e Rovigo (29), Pavia e Siracusa (28), Aosta (27), Ferrara, Messina e Avellino (26). Il dataset completo con tutte le province e città metropolitane è disponibile alla url: https://sharing-media.com/0cs/irca2025.pdf
«Ma il crowdinvesting e la finanza ESG possono diventare strumenti di adattamento e resilienza, canalizzando il risparmio privato verso progetti che riducano il rischio fisico e generino rendimenti competitivi» conclude Niccolò Sovico, CEO di Ener2Crowd, che con oltre 50 milioni di euro raccolti su 216 progetti 100% green (1.144.065 tonnellate di CO2 evitate) ha dimostrato che anche in questo ambito il capital retail può fare la differenza.








