Il tema del lavoro è inscindibile dal tema della famiglia e parlare di famiglia, in questo particolare periodo storico, vuol dire trovare le giuste contromisure al calo demografico che stravolge e coinvolge la nostra penisola.
E’ con questo spirito che viene emanato il decreto legge sul lavoro in una data simbolo come quella del 1° maggio, di concerto con i Ministri […] per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. Vediamone le specifiche misure nell’ottica dell’inversione di tendenza della natalità.
Taglio cuneo fiscale
Il taglio del cuneo fiscale comporterà per le famiglie un risparmio di circa 800 euro l’anno. Lo afferma il ministro del Lavoro, Marina Calderone, nel corso della puntata di Restart su Rai2. Il taglio del cuneo fiscale deriva dallo sconto fiscale ereditato dal governo Draghi, che viene ora triplicato. Infatti, nel semestre dal 1° luglio al 31 dicembre 2023, il taglio del cuneo fiscale cresce dal 3 al 7% per i lavoratori dipendenti con i redditi fino a 25 mila euro, mentre viene innalzato dal 2% al 6% per i redditi fino a 35 mila. Per finanziare la misura il governo mette in campo quasi 4 miliardi di euro. L’aumento nella busta paga dei dipendenti, viene stimato dal Mef, nel periodo luglio-dicembre, arriva fino a 100 euro mensili di media.
“Abbiamo fatto una cosa giusta, specialmente in un periodo come questo di carovita in cui le famiglie fanno fatica – ha dichiarato il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, al suo arrivo al comizio della Lega a Brescia -. Credo che il governo, dopo aver fatto dei sacrifici, assunto delle decisioni difficili, può oggi in qualche modo andare incontro alle famiglie in difficoltà“.
Innalzamento fringe benefit per chi ha figli
Solo per il 2023, il decreto legge sul lavoro indica che “non concorrono a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti con figli a carico, nonché le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze” di acqua, luce e gas, fino a 3 mila euro.
Il decreto stanzia 142 milioni nel 2023 per innalzare fino a 3 mila euro la soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit aziendali per tutti i lavoratori dipendenti con figli minori. Si tratta di una misura che punta a sostenere le famiglie limitando l’impatto dell’inflazione sui redditi, creando un vantaggio specifico per chi ha figli minori. Anche se tale misura viene demandata all’iniziativa del singolo datore di lavoro.
Assegno di inclusione per le famiglie con figli disabili
L’assegno di inclusione è una misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro. Una misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa.
L’assegno di inclusione potrà essere chiesto solo dalle famiglie con disabili, minori e over 60 e potrà arrivare a 500 euro al mese (630 euro se composta da over 67 o con disabili gravi), cui aggiungere 280 euro mensili se vivono in affitto. Verrà erogato per diciotto mesi e potrà essere rinnovato, dopo lo stop di un mese, per periodi ulteriori di dodici mesi.
Per ottenerlo è necessario essere residenti in Italia da almeno cinque anni e avere un Isee non superiore a 9.360 euro. Per avere il beneficio si dovrà iscriversi al Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl).
“Noi distinguiamo chi può lavorare da chi non può farlo. Per chi non può confermiamo, anzi aumentiamo i fondi per le famiglie in difficoltà ma chi può lavorare viene inserito con un percorso di formazione. Ci occupiamo del lavoro e delle persone con disabilità incentivando le assunzioni“. Lo afferma la premier Giorgia Meloni in un video.
Il lavoro giovanile
Uno dei problemi più gravi che blocca la natalità è la tardiva indipendenza economica dei giovani. In Italia i figli escono dalla casa dei genitori ad un’età media di 29,9 anni, molto più alta rispetto a quella del resto d’Europa.
Il decreto legge sul lavoro prevede incentivi all’assunzione dei giovani pari al 60% del salario che prendono, cercando così di favorirne sempre di più l’inserimento nel mercato del lavoro.
Vengono anche introdotte modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a termine, variando le causali che possono essere indicate nei contratti di durata compresa tra i 12 e i 24 mesi (comprese le proroghe e i rinnovi), per consentire un uso più flessibile di tale tipologia contrattuale, mantenendo comunque fermo il rispetto della direttiva europea sulla prevenzione degli abusi. Pertanto, i contratti potranno avere durata superiore ai 12 mesi, ma non eccedente i 24 mesi. Questa parte della manovra è stata fortemente contestata dalle opposizioni.
I Centri estivi e l’equilibrio tra lavoro e famiglia
Quello della conciliazione tra vita lavorativa e famiglia è uno dei problemi maggiori che oggi frena la natalità in Italia. E nel periodo estivo, con le scuole chiuse, la gestione dei figli diventa ancora più complicata.
Per questo motivo il Governo ha nuovamente finanziato i fondi destinati ai Comuni per i Centri Estivi, portandoli dai 58 milioni dello scorso anno ai 60 di quest’anno. Lo scorso anno sono stati 7627 i Comuni che hanno fatto richiesta di accedere a questo fondo (il 96,53% dei Comuni d’Italia) e nel 2021 l’importo del fondo è stato speso per il 95% del suo ammontare, quindi le attese da parte delle amministrazioni locali su questo fronte erano molto alte.
La compresenza nel 2022 della misura a favore dei centri estivi e il continuo calo demografico fanno capire che da solo questo intervento non ha la forza di invertire la tendenza negativa, ma la sua assenza avrebbe determinato un forte passo indietro nelle manovre a favore della natalità.
In attesa di misure dirette a favore della natalità
“Ancora una volta il governo Meloni ha dimostrato di sapere quello che dice e di fare quello che promette. Le famiglie italiane possono guardare al futuro con fiducia e speranza – afferma il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella – ed è questo il motore che potrà portare l’Italia fuori dalla spirale demografica che ne mette in discussione l’avvenire“. Con queste parole il Governo ha voluto sottolineare l’importanza delle misure approvate in ottica ripartenza della natalità.
Certamente sono stati fissati dei punti fermi importanti a sostegno di alcuni temi fondamentali in questa direzione, e questo è un bene. Abbassare le tasse, favorire l’occupazione, confermare e potenziare manovre a favore della conciliazione tra vita lavorativa e famiglia sono elementi importanti.
I dati, però, sono impietosi. Un saldo naturale in Italia di 320 mila persone in meno in un solo anno (tanto questo la provincia di Ravenna o l’intera città di Bari) non ha bisogno di ulteriori commenti. Manca forse ancora la forza di scindere la politica familiare da quella assistenziale, di mettere al centro dell’azione politica ed economica la famiglia, con interventi diretti a favore della ripartenza natalità. Il tempo come sempre sarà il miglior arbitro delle misure intraprese, perché il fenomeno demografico è facilmente misurabile… sempre che di tempo ancora ne avremo.