Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Il ceo di Yamamay e Carpisa vede nero. “Una saracinesca su tre non riaprirà. Occorre dare soldi alle imprese prima che sia troppo tardi”

“Da lunedì ci sarà la volontà delle persone di uscire ma molti negozi non riapriranno perché non sono stati messi nelle condizioni di farlo. Alla riapertura conteremo i primi caduti”. Gianluigi Cimmino appare preoccupato. L’amministratore delegato di Pianoforte Holding, che include Yamamay, Carpisa e Jaked, teme che molti negozi non saranno in grado di riaprire dal 18 maggio. “Da imprenditore sono fiducioso che la gente abbia voglia di uscire e tornare a consumare – spiega all’Adnkronos -. Ma non so quanti negozi   potranno riaprire, è una grande incognita. Non noi, che abbiamo un controllo diretto della rete, ma in generale, dobbiamo capire le nostre città come avranno reagito. Credo che una saracinesca su tre non sarà rialzata. Immagino delle strade cittadine tristi alla riapertura”.       

Il gruppo, che tra Yamamay e Carpisa vanta circa 1.200 negozi e 2.500   dipendenti di cui 1.800 finiti ora in cassa integrazione (“e nessuno   di loro ha ancora ricevuto nulla”, rimarca Cimmino) ha archiviato il   2019 con un fatturato di 320 milioni di euro. “Ma nei primi tre mesi di quest’anno abbiamo perso circa il 30% del fatturato – sottolinea – Vedremo se ci sarà una ripresa senza lockdown in autunno, altrimenti   chissà quali potranno essere le stime” sull’intero anno”.

L’emergenza sanitaria, osserva, “non dipende da nessuno, per carità, ma si poteva intervenire prima con grande tempestività   evitando di innestare un girone infernale di ammortizzatori sociali e aziende che non riaprono. Il governo doveva intervenire prima. Che consiglio darei a Conte? Servono norme mirate – spiega – e soprattutto scegliere, perché cercare di dare poco a tutti non risolve il problema”.       

Quindi rimarca: “I soldi vanno dati alle imprese, obbligandole a   compiere un ruolo sociale all’interno della società. I soldi non   possono essere dati a pioggia a 300 categorie e poi alla fine a   nessuno… E soprattutto non possono essere messi in sproporzione così evidente su redditi straordinari, redditi di cittadinanza e di   emergenza perché questi redditi li pagano le imprese. E se le imprese non riapriranno non si potrà mantenere questo sussidio universale che   stiamo creando in questo Paese. I soldi vanno dati alle imprese direttamente”.

Cimmino non risparmia critiche anche al dl Rilancio: “La nuova norma sugli affitti concede il credito di imposta solo per le aziende fino a 5 milioni di euro di fatturato. Se si considera che la maggior parte del retail sono catene significa che si creerà un conflitto feroce tra proprietari e aziende. E poi la liquidità è sempre teorica, viene data alle piccole imprese con iter che sembrano molto complessi. Il decreto ha tempi di attuazione minimo di 60 giorni se va bene, ma i soldi servono ora e subito e li devono far arrivare urgentemente alle aziende”.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.