Si sta analizzando, con diversi think tank, come l’America possa tornare realmente grande.
L’ipotesi in fase di studio valuta come secondaria la strategia di maggiore pressione geoeconomica su alleati e poteri ostili perché questa fornisce uno spazio di reazione che l’America non è grande abbastanza da interdire.
Inoltre, l’uso dissuasivo dell’accesso al mercato interno statunitense comporta rischi inflazionistici e di perturbazione del ciclo di capitale in dollari.
Va ricordato che il deficit commerciale americano è un fattore di impoverimento sistemico, ma anche che viene bilanciato da un flusso di investimenti esteri sul sistema finanziario statunitense.
Semplificando, a questo livello terrestre l’azione avrà limiti pur tentata di mostrare un ribilanciamento relativo dei flussi commerciali utile per il consenso nelle elezioni di mid-term nel 2026 (Congresso).
Probabilmente tale scenario è in valutazione da parte degli strateghi dell’amministrazione Trump 2.
Un indizio è l’enfasi sui progetti Marte e super intelligenza artificiale illimitata.
Da cui l’ipotesi che l’America perseguirà un’eso-superiorità tecnologica per ottenere quella endo-planetaria: esopax.
Tale tendenza è già presente nel progetto Artemis: una base lunare e un cantiere orbitale per costruire astronavi più grandi in assenza di gravità limitativa.
Ma con un programma lento.
Che ora potrà essere accelerato ed esteso alla robotica di nuova generazione e potenziato dall’ingaggio di una concorrenza accelerante nell’industria privata ingaggiata, per esempio Musk e Bezos, sostenuta dal bilancio federale.
La probabilità che i segnali nel presente siano un precursore di superiorità di diverse decine di anni tecnologia sui competitori e di una migrazione della deterrenza dalla Terra allo spazio appare elevata, pur da confermare.
Ma già sufficiente per scatenare i giovani: nella traiettoria verso Marte l’oggetto futuribile più interessante è un pianetino artificiale nella zona di neutralità gravitazionale del sistema solare perché primo insediamento di una vera esoeconomia: esolaboratori, esofabbriche, base per esominiere (questa opzione già esplorata da tempo dal Giappone), eccetera.
Tempi lunghi?
Ovviamente. Ma la fase iniziale, se non interrotta nel 2028, è già produttiva di superiorità nel breve, difficilmente rinunciabile da future amministrazioni.
Anche perché la robotica necessaria avrà una ricaduta tecnologica enorme sul mercato civile terrestre.
In conclusione di questo cenno ipotetico, ma confortato da dati reali, mi permetto di segnalare alle autorità competenti italiane in materia eso, considerando che l’Italia ha una presenza di certo rilievo nel programma Artemis, di puntare ad un partenariato strategico con gli Stati Uniti nel settore spaziale.
Anche per un aumento degli investimenti esteri sulle circa 400 aziende e start-up italiane con alto potenziale esocompetitivo.