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[Intervento esclusivo] Adelaide Mozzi, consigliere economico Commissione Europea: «Il Piano per la Ripresa può trasformare la crisi in una grande opportunità per ricostruire l’Italia. Ecco come»

L’accordo del Consiglio europeo di luglio sul Piano per la Ripresa proposto dalla Commissione europea ha una portata storica, come evidenziato dalla Presidente della Commissione europea von der Leyen e dal Commissario europeo all’economia Gentiloni in un recente editoriale: “Di fronte a un virus che ha distrutto vite e mezzi di sussistenza in tutto il mondo, l’Europa non ha ceduto agli antichi istinti né ha riaperto le ferite non ancora cicatrizzate. Le ferite della crisi finanziaria di un decennio fa. Abbiamo invece scelto di sostenerci reciprocamente e di investire in un futuro comune”.

In cosa consiste il Piano per la Ripresa?

Si tratta di un pacchetto complessivo del valore di 1.800 miliardi di euro, composto da due strumenti principali: il cosiddetto “Recovery Fund”, ri-denominato Next Generation EU, e il prossimo bilancio europeo (QFP – Quadro di Finanza Pluriennale) 2021-2027. Il Parlamento europeo ha accolto con favore l’accordo complessivo raggiunto su Next Generation EU, ma ha chiesto fortemente un QFP più ambizioso. I negoziati europei procederanno nelle prossime settimane, con l’impegno di raggiungere un accordo definitivo al più presto e rendere quindi operativi i nuovi programmi dal prossimo gennaio.  

In particolare, Next Generation EU – come evocato dal nome – è uno strumento dedicato alla ripresa delle economie nazionali in un’ottica di medio-lungo periodo. Non si tratta soltanto di affrontare le conseguenze economiche e sociali più immediate, ma di ricostruire i nostri sistemi economici in una logica più verde, digitale e resiliente, a beneficio non solo di questa generazione, ma anche delle generazioni future. L’obiettivo è quello di sostenere i paesi che sono stati colpiti più duramente dalla crisi economica, tra i quali figura sicuramente l’Italia, come manifestazione concreta della solidarietà europea e della ferma volontà di preservare il mercato unico e l’unione economica e monetaria.

Come verranno reperite ed erogate le risorse di Next Generation EU?

La Commissione europea raccoglierà fondi sui mercati finanziari (per la prima volta su questa scala), grazie ad un aumento del margine tra le risorse proprie e gli esborsi del bilancio comunitario (cosiddetto “headroom”). Le risorse verranno poi erogate attraverso i vari programmi che compongono Next Generation EU, per una dotazione totale di 750 miliardi di euro, la maggior parte delle quali (390 miliardi) sotto forma di sovvenzioni e la restante parte (360 miliardi) sotto forma di prestiti. Altra importante novità è che l’Europa dovrebbe rimborsare i prestiti sui mercati attraverso l’introduzione di nuove risorse proprie, come la “digital tax”, un contributo sulla plastica non riciclata, e la definizione di un prezzo del carbonio per importazioni provenienti da paesi con obiettivi climatici meno ambiziosi di quelli europei. 

Quali programmi faranno parte di Next Generation EU e come funzionerà in pratica?

In base all’accordo raggiunto dal Consiglio europeo, lo strumento di ripresa includerà un dispositivo volto a sostenere investimenti e riforme negli Stati Membri, “Recovery and Resilience Facility”, con una dotazione di 672,5 miliardi, oltre che un potenziamento di altri programmi del bilancio europeo: “REACT-EU” (rafforzamento dei fondi della politica di coesione, con 47,5 miliardi), Just Transition Fund (fondo volto a supportare una transizione equa per il raggiungimento degli obiettivi climatici, con 10 miliardi), fondi per lo sviluppo rurale (rafforzamento dello sviluppo rurale nell’ambito della politica agricola comune, con 7,5 miliardi), InvestEU (programma di incentivo agli investimenti privati, con 5,6 miliardi), Horizon Europe (programma per la ricerca e l’innovazione, con 5 miliardi), e RescEU (meccanismo di protezione civile europeo, con 1,9 miliardi).

La maggior parte dei fondi di Next Generation EU verrà quindi erogata direttamente agli Stati Membri attraverso la “Recovery and Resilience Facility”. A tal fine, gli Stati Membri dovranno predisporre un piano nazionale di ripresa e resilienza, contenente progetti specifici di riforma e investimento, in coerenza con gli obiettivi e le linee guida definiti congiuntamente in ambito europeo. In particolare, gli obiettivi delle transizioni verde e digitale, e le “raccomandazioni specifiche per paese” che il Consiglio, su proposta della Commissione, fa ogni anno a ciascuno Stato Membro nell’ambito del Semestre europeo (per esempio, tra le raccomandazioni rivolte all’Italia nel 2020: azioni di sostegno alle politiche attive del lavoro e alla liquidità delle imprese, una maggiore efficienza del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione).

In termini di tempistiche, anche tenuto conto della necessità di ratificare a livello nazionale l’innalzamento dell’headroom, l’impegno politico è di rendere lo strumento operativo a partire dal prossimo gennaio. L’accordo raggiunto dal Consiglio europeo prevede che i fondi potranno essere impegnati entro la fine del 2023 (il 70% delle sovvenzioni entro il 2022). L’esborso delle risorse sarà legato al raggiungimento dei target intermedi e finali definiti nei piani nazionali, ma ci potrà essere un pre-finanziamento del 10% dei fondi disponibili; inoltre, la dotazione potrà essere utilizzata retroattivamente per coprire spese sostenute a partire da febbraio 2020, purché coerenti con gli obiettivi dei piani.

Quali (altre) risorse nell’immediato?

Il piano di ripresa si aggiunge ad altre iniziative introdotte nei mesi scorsi per far fronte alle conseguenze economiche e sociali più immediate della pandemia. In particolare, sono stati stanziati e già in larga misura disponibili 540 miliardi di euro a livello europeo, per i seguenti tre strumenti: (i) la linea di credito Pandemic Crisis Support nell’ambito del Meccanismo europeo di stabilità, per sostenere spese dirette e indirette legate alla sanità (240 miliardi); (ii) il meccanismo SURE, per il sostegno dei redditi dei lavoratori temporaneamente non occupati (100 miliardi); (iii) i prestiti agevolati alle imprese erogati da parte della Banca Europea degli Investimenti (200 miliardi).

Inoltre, sono disponibili risorse nell’ambito di due iniziative di investimento (CRII – Coronavirus Response Investment Initiative e CRII Plus), che hanno liberato fondi strutturali non spesi o non ancora assegnati nell’ambito della politica di coesione, con una serie di flessibilità per facilitarne la spesa, incluso il mancato obbligo di co-finanziamento nazionale. Risorse concrete che si sommano ad altre importanti iniziative messe in campo dalle istituzioni europee per sostenere l’azione dei bilanci nazionali (“sospensione” del Patto di Stabilità e Crescita e flessibilità nell’applicazione delle regole sugli aiuti di stato da parte della Commissione europea) e per immettere liquidità nel sistema attraverso i canali di trasmissione monetario e bancario (da parte della Banca Centrale Europea).

In conclusione, l’occasione di trasformare la crisi in un’opportunità.

Le iniziative e le risorse messe in campo dalle istituzioni europee si configurano quindi come un’importante occasione di trasformare una profonda depressione economica in un’opportunità; l’opportunità di “ricostruire” il sistema economico nazionale in un’ottica più verde, digitale e resiliente. Citando le parole della Presidente della Commissione europea von der Leyen: “Il risultato straordinariamente positivo del Consiglio europeo è che, di fronte a questa crisi, tutti ci siamo trovati d’accordo nel dire che il “Next Generation EU” dovrà essere usato in modo molto responsabile per modernizzare l’economia, non solo per la ripresa dalla crisi. Questa è la nostra responsabilità verso la prossima generazione. E questo significa lottare contro i cambiamenti climatici, migliorare la digitalizzazione e aumentare la resilienza. L’intero processo prevederà verifiche rigorose ed è nel mio interesse che ci sia trasparenza perché voglio dare ai cittadini europei la prova che possiamo uscire da questa crisi più forti.”

*Le considerazioni espresse nel presente lavoro non impegnano l’istituzione di appartenenza.

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