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Eugenio Fatigante (Avvenire): «Con il nuovo governo, il testo del Pnrr è finito ancor più nel segreto di poche stanze ministeriali»

«Lunedì prossimo Mario Draghi presenterà in Parlamento il testo finale sul Pnrr, dopo che le Camere si sono “esercitate” su un testo di fatto superato. Ora, nessuno nutre dubbi sul fatto che il documento affidato all’ex numero uno della Bce sarà migliore di quello dell’ex premier Conte. Ma il paradosso è lampante: il più importante testo “politico” del decennio, su cui si è a lungo reclamata l’esigenza di un maggior processo partecipativo, con l’avvento del nuovo governo è finito ancor più nel segreto di poche stanze ministeriali».

Lo scrive su Avvenire Eugenio Fatigante, che fa riferimento ad un altro “rischio ragionato” preso dal premier dopo quello sulle riaperture. «Draghi ha voluto che la sua stesura fosse affidata al ristretto manipolo degli staff dei ministri a lui più vicini, tutti di estrazione “tecnica”. Al punto da indurre un problema per la governance chiamata a supervisionare il Piano, dalla quale temono di restare esclusi i partiti, ora coinvolti da Draghi in una serie di incontri finali. E col paradosso di ipotizzare ora un provvedimento a parte su questo punto, dopo aver a suo tempo “lapidato” Conte proprio per aver ipotizzato un decreto sulla governance».

«Il testo che verrà presentato sarà una versione, insomma, alla “prendere o lasciare”, al di là del voto finale che il Parlamento ha reclamato. Una versione che, certo, potrà essere ulteriormente migliorata nei passaggi successivi. Ciò non toglie, tuttavia, che rimanga la necessità di un qualcosa di più coinvolgente che si può e si deve fare».

«L’Italia non può essere tenuta a distanza dalla progettazione che l’Italia stessa deve fare per applicare il Next Generation Eu. A fare la differenza può essere, allora, quella “mobilitazione collettiva” evocata ieri da Draghi con le parti sociali, per trovare nel Paese la capacità di programmare e realizzare in tempi rapidi gli interventi, senza rinvii e dilazioni infinite».

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