Il numero di alluvioni e siccità nell’ultimo ventennio, a livello globale, è aumentato in (quasi) progressione geometrica (dati Onu).
Il fenomeno è correlato all’aumento delle temperature, questo un dato certo rilevato dalla Nasa.
Lo scenario dell’impatto finanziario prospettico di fenomeni meteo estremi sempre meno rari – sollecitato nel 2023 da alcune compagnie assicurative e di riassicurazione europee al mio gruppo di ricerca – ha trovato che il rischio di danni massivi con difficoltà di loro zonazione preventiva non sarà ridotto (probabilità) dal ritmo delle politiche decarbonizzanti visibile e proiettabile oggi.
Quindi tale rischio, che ha un lato molto rilevante di costo privato e uno di grande peso sui bilanci statali dovrà essere mitigato da una strategia integrativa di quella decarbonizzante (lenta) di breve termine: ecoadattamento accelerato.
Come?
Attraverso la riduzione preventiva della vulnerabilità territoriale a eventi idrici estremi in eccesso o in scarsità.
Nel gruppo di ricerca c’è stata una lunga discussione metodologica sulla differenza tra analisi del rischio e della vulnerabilità.
La prima stima la probabilità di un evento in relazione al possibile danno.
La seconda individua via simulazioni il massimo danno possibile e propone soluzioni derivate.
Poiché nell’ultimo decennio gli eventi estremi hanno mostrato la tendenza a superare sia i calcoli di rischio attuariale (frequenze storiche) sia la loro zonazione, è stata scelta l’opzione di raffinare l’analisi di vulnerabilità basata su simulazioni di caso peggiore per unità territoriale.
Ciò ha portato ad affrontare il problema della sostenibilità dei costi di prevenzione.
La ricerca è in corso, ma le prime sensazioni, basate su analisi degli eventi estremi alluvionali in Germania, Francia e quelli sia siccitosi e alluvionali in Italia e di gap idrico in Spagna e in altri sud europei, con un occhio ad altri nel mondo, è che il costo delle opere di prevenzione (terraformazione selettiva, argini, bacini di contenimento alluvionale eccetera) tende a essere molto inferiore a quello di rispristino dopo l’eventuale danno.
Inoltre, nel momento in cui si mette mano alla sicurezza territoriale, compresi i terreni agricoli, questa può essere combinata con una maggiore modernizzazione ed efficienza infrastrutturale.
Ma il punto principale riguarda le condizioni che permettono a un’assicurazione la computabilità della copertura: l’investimento in prevenzione riduce la vulnerabilità/rischio permettendo il calcolo.
Per le siccità?
Qui la soluzione è l’aumento dei dissalatori nelle zone costiere e l’efficienza degli acquedotti, abbastanza facile sul piano tecnologico, ma che richiede energia abbondante a basso costo.
Un tale ecoadattamento è in ritardo sul fabbisogno e qui si raccomanda alla prossima Commissione Europea, e ai partiti ora in campagna elettorale, di considerarlo come integrazione necessaria delle politiche decarbonizzanti.
È un requisito di sostenibilità finanziaria.