Arriva nel luglio più caldo mai registrato l’appello ai media di quasi cento scienziati italiani, fra i quali il Nobel Giorgio Parisi, perché parlino della crisi climatica e delle sue possibili soluzioni in un momento in cui è ancora possibile trovarle.
Nonostante le temperature degli ultimi giorni non siano più da bollino rosso e quasi ovunque siano rientrate nelle medie stagionali, a ricordare che il riscaldamento globale è sempre presente sono anche i dati dell’Unicef, secondo i quali il numero dei bambini europei esposti alle ondate di calore è destinato a diventare sempre maggiore: soltanto in Italia potrebbe aumentare dagli attuali 6,1 milioni a 8,7 milioni nel 2050.
Quanto basta perché il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, parlando di “un’estate crudele”, lanci un appello per un’immediata e radicale azione contro il cambiamento climatico, considerando che la Terra è passata dal riscaldamento ad “un’era di ebollizione globale”.
Ed anche il presidente americano Joe Biden, annunciando nuove misure per combattere il caldo, ha parlato del cambiamento climatico come di “una minaccia esistenziale”.
Sono state sufficienti tre settimane per definire il luglio che sta per concludersi il più caldo mai registrato.
Lo indicano sia il programma Copernicus di Agenzia Spaziale Europea e Commissione Ue, sia la World Meteorological Organization delle Nazioni Unite, che prevedono di diffondere l’8 agosto i dati definitivi sull’intero mese.
Al momento, nella prima e la terza settimana del mese la temperatura media globale ha temporaneamente superato la soglia di 1,5 gradi Celsius al di sopra del livello preindustriale (1850-1900) e che nei primi 23 giorni di luglio è stata di 16,95 gradi oltre il record di 16,63 del luglio 2019.
Il giorno più caldo è stato il 6 luglio 2023, con la temperatura media giornaliera della superficie a livello globale di 17,08 gradi, superando così il record di 16,80 gradi stabilito il 13 agosto 2016.
Uno dei motori di questo caldo da record è stata la temperatura media globale della superficie del mare, che a partire da maggio è stata molto al di sopra dei valori rilevati in passato nello stesso periodo.
I nuovi dati non sono certamente un punto di arrivo: “è improbabile che il record di luglio rimanga isolato quest’anno”, dice il direttore del servizio Copernicus Climate Change, Carlo Buontempo, e per la Wmo c’è una probabilità del 98% che almeno uno dei prossimi cinque anni sarà il più caldo mai registrato.
La spiegazione di questa tendenza è nel clima che cambia, come rileva il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas: “le temperature da record fanno parte della tendenza al drastico aumento delle temperature globali.
Le emissioni antropogeniche sono in definitiva il principale motore di queste temperature in aumento”.
Per questo non parlare dei cambiamenti climatici “condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore”, scrivono i firmatari della lettera, fra i quali Carlo Barbante del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell’Università Ca’ Foscari, Barbara Mazzolai dell’Istituto Italiano di Tecnologia e Telmo Pievani dell’Università di Padova.
“È nostra responsabilità, come cittadini italiani e membri della comunità scientifica, avvertire chiaramente di ogni minaccia alla salute pubblica.
Ed è dovere dei giornalisti difendere il diritto all’informazione e diffondere notizie scientifiche verificate”, aggiungono gli scienziati.
“Ondate di calore, alluvioni, siccità prolungate e incendi sono solo alcuni dei segnali dell’intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici nei nostri territori.
Tuttavia – osservano – i media italiani parlano ancora troppo spesso di ‘maltempo’ invece che di cambiamento climatico.
Quando ne parlano, spesso omettono le cause e le relative soluzioni.
È come se nella primavera del 2020 i telegiornali avessero parlato solo di ricoverati o morti per problemi respiratori senza parlare della loro causa, cioè del virus Sars-CoV-2, o della soluzione, i vaccini”.