Il Covid19 ha messo in difficoltà molti settori della società, compreso il settore cultura. Alcune difficoltà sono contingenti e diretta conseguenza della chiusura di spazi, altre amplificano fragilità e ambiguità preesistenti. In quest’ultimo caso progettare l’uscita dalla crisi può e deve essere l’occasione per ripensare, anche in maniera radicale, la situazione precedente.
Il ruolo e la funzione dei musei nella società
I musei, che in tutto il mondo stanno lentamente riaprendo, sono attraversati da tempo da un importante dibattito sul ruolo e la funzione che ricoprono nella società.
Alle funzioni più consolidate, come l’effettuazione di ricerche sulle testimonianze dell’umanità per acquisirle, conservarle, esporle e comunicarle ne sono state affiancate altre quali la promozione della conoscenza e del pensiero critico, lo sviluppo sostenibile e l’accessibilità e partecipazione, in primo luogo, delle comunità territoriali.
I musei non sono più considerati gallerie di sale espositive, ma istituzioni che operano come hub culturali in una logica di accountability verso la società con precise forme di responsabilità sociale verso, almeno, quattro tipologie di pubblico: la comunità locale, i turisti, la scuola, i creativi.
La comunità locale
In primo luogo gli abitanti del territorio.
I musei che hanno collezioni permanenti che testimoniano la storia del territorio sono infatti impegnati in azioni, anche fuori dalle proprie mura, che contribuiscono al superamento della soglia culturale, sociale e economica che ancora tiene molti lontani dai musei.
Si tratta di progetti inclusivi e partecipativi in un’ottica di welfare culturale che rendono i musei luoghi familiari e da abitare, più che da visitare con distacco. Questo obiettivo presuppone anche la formazione di nuove professionalità: mediatori culturali in grado di narrare con sensibilità interculturale e in funzione dei diversi pubblici le infinite storie affascinanti e culturalmente coinvolgenti che sono inscritte negli oggetti delle collezioni permanenti.
I turisti
I turisti sono il secondo pubblico.
Almeno per alcuni anni si assisterà a una modifica nel mercato del turismo culturale. Il Nuovo Turista Culturale sarà meno interessato alle mostre blockbuster, incentrate su artisti mito, basate sui grandi numeri del botteghino ottenuti attraverso campagne di comunicazione che trasformano le mostre in eventi imperdibili in cui la quantità non sempre fa rima con la qualità.
Il nuovo turista culturale ricercherà una esperienza museale meno frenetica, più meditata e consapevole in grado di trasmettere autenticità e unicità.
I musei italiani così pieni di opere d’arte uniche e distintive, a volte ancora poco valorizzate, sono in grado di offrire i percorsi museali e l’esperienza che il nuovo turista culturale ricerca. Se abbandoneremo il grande numero quale misura del successo di una mostra realizzeremo esposizioni meno costose, più gestibili e più attente alla qualità curatoriale. I musei hanno anche la responsabilità civica di contribuire a formare il gusto dei visitatori.
Il mondo della scuola
Il terzo pubblico dei musei è il mondo scolastico e della formazione.
I Musei più innovativi propongono non visite passive alle scolaresche, ma attività didattiche e formative laboratoriali integrate con quelle scolastiche come opportunità di crescita ulteriore per le nuove generazioni attraverso gli stimoli dell’arte. La chiusura di questi mesi e il calo di visitatori dei prossimi priva i musei di entrate già previste nei bilanci.
La risposta è una rimodulazione delle aperture e per prestigiose e ricche istituzioni museali statunitensi (dal Museum of Modern Art di New York al San Francisco Museum of Modern Art) anche la eliminazione per un paio di anni delle attività didattiche con il conseguente licenziamento degli operatori che le portano avanti.
Questa grave decisione che sottende una scarsa considerazione della didattica museale non è stata seguita dai musei italiani che, al contrario, stanno facendo di tutto per mantenere le attività didattiche e formative, magari arricchite dall’esperienza digitale di questo periodo, con una integrazione tra online e presenza fisica nei musei.
I creativi
Gli artisti e creativi sono il quarto pubblico che, in questa situazione è, con l’eccezione degli artisti più affermati, tra le categorie più colpite dalla crisi senza clausole di salvaguardia o cassa integrazione da cui ripartire. Chi ha una galleria di riferimento può non ritrovarla dopo la crisi, chi si sostiene vendendo le proprie opere soffrirà la crisi del mercato dell’arte. Per molti è un problema anche comprare i materiali per produrre nuove opere o avere uno spazio dove realizzarle.
I musei di fronte al momento attuale
Il museo deve prendere una posizione chiara in questo preciso momento e assumersi responsabilmente carico delle necessità della comunità che rappresenta, magari rinunciando alla organizzazione di una nuova mostra per mettere a disposizione le proprie risorse e i propri spazi. Da questa considerazione nasce all’interno del Museo di Arte Moderna MAMbo (uno dei 13 musei della Istituzione Bologna Musei) un nuovo concetto di museo denominato Nuovo Forno del Pane: non più casa delle opere ma degli artisti, incubatore di nuove progettualità.
La grande Sala delle Ciminiere sarà messa a disposizione dei creativi per creare studi, spazi di lavoro, atelier, cantieri di produzione coordinata che configurano l’attività di una vera e propria comunità creativa aperta, con le dovute misure di sicurezza, al rapporto diretto con la comunità del territorio.
Se la riapertura dei musei sarà guidata dall’assunzione di una più forte responsabilità culturale e sociale ne beneficerà l’intero sistema della cultura e dell’arte e i sacrifici di questo periodo non risulteranno vani.