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Claudio Descalzi (ad Eni): «Nel 2020 abbiamo dato grande prova di forza e flessibilità. Posto le basi per forte accelerazione delle rinnovabili»

L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, è intervenuto riguardo i risultati del gruppo nel 2020 e nel quarto trimestre.

«Nell’anno più difficile nella storia dell’industria energetica, Eni ha dato prova di grande forza e flessibilità, rispondendo con prontezza allo straordinario contesto di crisi e progredendo nel processo irreversibile di transizione energetica. In pochi mesi abbiamo rivisto il nostro programma di spesa e minimizzato l’impatto sulla cassa della caduta del prezzo del greggio, aumentato la nostra liquidità e difeso la nostra solidità patrimoniale».

Descalzi sottolinea i risultati oltre le aspettative del mercato nel quarto trimestre. «I risultati del quarto trimestre, con un prezzo del Brent a 44 $/barile sostanzialmente stabile rispetto al trimestre precedente, superano le aspettative del mercato a livello di utile operativo ed utile netto, e confermano la generazione di cassa operativa e l’efficacia della nostra azione di risposta alla crisi».

«Mentre il settore upstream consolida fortemente la tendenza alla ripresa – continua Descalzi -, nell’anno i business destinati alla generazione e vendita di prodotti decarbonizzati hanno conseguito risultati eccellenti, con l’Ebit di Eni gas e luce in aumento del 17% e le lavorazioni delle bio raffinerie del 130%, oltre a 1GW di capacità di generazione da solare ed eolico già installata o in fase di sviluppo».

L’ad di Eni spinge per l’espansione nel mercato delle rinnovabili. «Abbiamo posto le basi per una forte accelerazione delle rinnovabili, con l’ingresso in due mercati strategici quali gli USA e l’eolico offshore del Mare del Nord, con la partecipazione al progetto Dogger Bank in UK che sarà il più grande al mondo nel suo genere. Grazie alle azioni che abbiamo messo in campo, la generazione di cassa adjusted 2020 di 6,7 miliardi di euro è stata in grado di autofinanziare i capex con un avanzo 1,7 miliardi di euro. L’indebitamento netto (ante IFRS 16) rimane al livello di fine 2019 ed il leverage si attesta intorno al 30%», conclude Descalzi.

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