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Carlo Bonomi (Presidente Confindustria): «Non è ora di scioperi. Sui contratti bisogna parlarsi»

Confindustria guarda al dialogo per  il rinnovo dei contratti di lavoro perché non “è il momento di fare scioperi”.

La replica dei sindacati non tarda ad arrivare con il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri che chiude ad ogni spiraglio. “Non è certo il presidente di Confindustria – dice – a decidere se e quando debbano essere  proclamati gli scioperi”.     

A pochi giorni dall’interruzione della trattativa sul  rinnovo del contratto dei metalmeccanici e la proclamazione di sei ore di sciopero, è Carlo Bonomi a guardare con favore al dialogo tra le parti sottolineando che la “strada giusta è quella di sedersi al tavolo e parlarsi. I soldi nelle tasche dei  lavoratori vanno messi ma in modo intelligente”. Ma per i  sindacati occorre interrogarsi sul motivo per cui si è costretti “a questo passo, difficile e costoso per loro”, sottolinea  Bombardieri.    

Dall’hangar dell’aeroporto di Linate, in occasione  dell’assemblea generale di Assolombarda a cui hanno partecipato  800 persone tra imprenditori, manager, politici e rappresentanti  del mondo economico, il leader degli industriali italiani torna  nuovamente ad affrontare, come aveva già fatto nelle settimane scorse, il tema del rinnovo dei contratti. Bonomi ribadisce la  volontà di “fare i contratti”, ma serve farli in “maniera  sostenibile”, perché è “impensabile” andare a un “aumento salariale che sia indipendente da quello che sta succedendo alle nostre imprese”.

E’ per questo motivo che vanno considerati  anche gli effetti della crisi dovuta alla pandemia che ci  porteranno a “perdere circa il 10% del Pil. E’ poi ovvio che gli aumenti devono essere legati agli accordi del 2018 che  stabiliscono il trattamento economico minimo legato  all’inflazione”, e se l’inflazione è bassa non è certo “colpa di Confindustria”, aggiunge Bonomi.

C’è poi il trattamento economico complessivo che verteva su “previdenza integrativa, welfare e formazione. Se ai sindacati questi temi non  interessano, e vuole solo aumenti del salario indipendenti, non è un problema, lo dicano. Dicano che gli accordi di due anni fa non gli vanno più bene, ci sediamo ad un tavolo e si ragiona”.    

Al ragionamento confindustriale sui contratti arriva la  risposta sindacale con il segretario generale della Uil che ribadisce come i lavoratori hanno “interesse anche per il  welfare e la formazione, ma chiedono innanzitutto aumenti  salariali attraverso i rinnovi contrattuali privati e pubblici”.    

Il rinnovo dei contratti si interseca con il tema della crisi  economica, con un Pil che è tornato “indietro e con numeri da  guerra”. E con il clima di incertezza per i nuovi contagi la  prospettiva per il quarto trimestre “non è certo delle  migliori”, ricorda il presidente di Confindustria.

Le  preoccupazioni sono condivise anche dal commissario europeo agli  Affari economici, Paolo Gentiloni che ribadisce come lo “sprint della ripresa è rallentato” e che si tratta di una ripresa “diseguale tra Paesi”.    

Ma il rimbalzo avuto nei mesi scorsi è dovuto principalmente  alla manifattura industriale. Una vera e propria “locomotiva che  non deve essere fermata” perché porterà benefici anche agli  altri settori produttivi che ora “ancora sono in uno stato di  sofferenza”. L’Italia si trova ora in un momento di “grande  difficoltà ma abbiamo anche l’opportunità di ricostruire un Paese nuovo”.

Il primo passo da compiere è quello delle riforme:  questa “è l’occasione per poterle fare e avere finalmente un Paese normale e non fatto di commissari”, afferma Bonomi. Per aprire la stagione delle grandi riforme e far ripartire  l’economia si guarda con grande interesse ai fondi del Recovery Fund. Ma i contributi europei che arriveranno non li possiamo  “usare per le nostre cose ordinarie. Queste risorse sono straordinarie e devono essere usate per cose lungimiranti”,  avverte Gentiloni.

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