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Cala l’export italiano, rallenta l’industria meccanica | L’analisi

La crescita economica italiana rallenta: il segnale arriva dal commercio estero e dalle fabbriche metalmeccaniche. Le esportazioni nazionali verso i paesi extraeuropei sono diminuite ad aprile per la prima volta dopo oltre due anni, nei dati Istat su base annua, e l’indagine congiunturale di Federmeccanica ha registrato una frenata, nel primo trimestre, diffuso a quasi tutti i settori, dal metalmeccanico alla meccatronica. I nuovi dati arrivano due giorni prima dalla pubblicazione, il 31 maggio, della stima dell’Istat sul prodotto interno lordo nel primo trimestre. E se l’economia italiana potrà contare meno, rispetto al passato, sulla spinta delle esportazioni, con la Germania in recessione tecnica e una bassa crescita attesa nei principali Paesi industrializzati dall’Ocse, potrebbe mettere a segno, comunque, risultati superiori alla media.

L’Ocse, così come il Fondo monetario internazionale e l’Unione europea, ha di recente rivisto al rialzo le stime per l’Italia per quest’anno mentre Confindustria ha registrato qualche “segnale debole”, all’inizio del secondo trimestre, dopo il buon andamento del Pil a inizio anno. La situazione sarebbe solida nei servizi, secondo Viale dell’Astronomia, meno in industria e costruzioni e l’inflazione resterebbe persistente. Il Tesoro intanto continua a professare prudenza con il ministro Giancarlo Giorgetti che ha auspicato, nei giorni scorsi, una crescita un Pil all’1,2-1,4% nel 2023 e riconosciuto che l’economia della Germania «qualche problema per la nostra industria lo creerà» anche se ci sono i servizi che potrebbero compensare.

Già nel primo trimestre, le esportazioni italiane hanno registrato una crescita zero rispetto al periodo precedente e i primi dati Istat di aprile 2023, relativi agli scambi con i paesi extraeuropei, risultano in calo su base mensile del 2,1% e in diminuzione anche su base annua, a -5,1%. Comprano meno made in Italy il Regno Unito, i paesi Opec e anche la Cina, mentre resistono le esportazioni in Giappone e Stati Uniti. Nello stesso mese le importazioni registrano un balzo del 13,9% rispetto a marzo 2023, diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industrie, e, rispetto all’anno precedente, un calo quasi di analoga entità (-13,4%). Quest’ultimo è dovuto agli acquisti di energia e di beni intermedi.

I dati riguardano, al momento, gli scambi solo con i mercati extraeuropei e non possono quindi aiutare a rispondere quale sarà l’impatto della frenata tedesca. Berlino è il primo partner commerciale per l’Italia e ha pesato per oltre il 12% del totale delle importazioni nel 2022, secondo l’analisi della Camera di Commercio Italo-Germanica (Ahk Italien). La regione più connessa con la Germania è la Lombardia, che pesa per un terzo dell’interscambio tra i due Paesi e, come settori, la siderurgica, la chimico-farmaceutica e la metalmeccanica.

Proprio dalla metalmeccanica è giunto un nuovo segnale di allerta. Secondo l’indagine di Federmeccanica, la produzione metalmeccanica nei primi tre mesi dell’anno ha registrato un +2,2% nel confronto annuo ma è rimasta stagnante rispetto al precedente trimestre del 2022 e, nel confronto con i principali paesi europei, si è collocata su livelli inferiori. Le ore di cassa integrazione sarebbero aumentate in un anno di oltre il 20%. I costi sostenuti dalle imprese si sarebbero assestati su un livello di circa 20 punti percentuali superiore a quelli della fase antecedente alla pandemia. E in questo quadro ancora molto incerto si registra «una riduzione della propensione agli investimenti rispetto alle rilevazioni precedenti», secondo il vicepresidente di Federmeccanica, Diego Andreis.

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