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Ian Bremmer (politologo Usa): «Pechino alzerà i toni ma nessuna escalation»

La situazione tra Usa e Cina si fa tesa, ma per il momento la situazione non fa pensare a «un’escalation pericolosa». A parlarne è il politologo statunitense, Ian Bremmer, che commenta l’avvertimento lanciato ieri dal presidente Joe Biden alla Cina in caso di un attacco di Pechino contro Taiwan.

«Non credo che Xi Jinping lo farà», mette in chiaro Bannero, dicendosi convinto che le parole di Biden «siano state interpretate in una maniera più affilata di quanto in realtà fossero. Non so se Biden lo abbia fatto in maniera intenzionale. A me è sembrata più una gaffe. È chiaro, però, che Pechino doveva rispondere in modo secco».

«Gli Stati Uniti stanno guidando una reazione molto forte contro l’invasione dell’Ucraina. Ho l’impressione che per i cinesi tutto ciò sia servito da lezione», osserva il politologo che aggiunge: «In questa fase i cinesi hanno un sacco di problemi interni. In prospettiva il governo di Xi Jinping potrebbe reagire come ha sempre fatto quando pensava di aver subito un torto. Ci sarà un raffreddamento delle relazioni diplomatiche bilaterali. Gli americani dovranno fare uno sforzo per recuperare, mentre i cinesi continueranno a sottolineare la loro irritazione».

Il punto, dice ancora Bremmer, è che «la strategia americana si muove su un sentiero molto stretto. L’idea è costruire una coalizione partendo dalla formula del Quad, quindi con Giappone, India e Australia per contenere l’espansionismo cinese. Nello stesso tempo Biden insiste sulla contrapposizione tra le democrazie e le autocrazie, sulla necessità che la Cina rispetti i diritti umani. Come si vede ci sono già tante cose che non piacciono a Pechino. Ecco perché nell’Amministrazione c’è chi pensa che non fosse assolutamente necessario tirare fuori la questione di Taiwan in quei termini».

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