Come è stata l’evoluzione dei saldi di finanza pubblica nel biennio 2021 e 2022, ossia l’epoca del governo Draghi?
Il rapporto debito PIL è all’incirca passato in due anni dal 155% al 145% e il deficit dal 10% circa del 2020 al 3,4% tendenziale 2023 a legislazione vigente, come da recente e ultimo aggiornamento del Governo Draghi.
Certo i saldi sono lungi dall’essere tutto, perché livello e qualità della spesa pubblica e delle entrate non possono certo essere sintetizzate solo dai valori di saldo. Ma viene comunque da esclamare “Scusate se è poco!”
Si poteva fare meglio in termini di saldi di finanza pubblica? Forse, visto il congiunto rimbalzo e il copioso effetto inflattivo ma il contesto esogeno e l’eterogenea maggioranza politica non lo hanno consentito.
Qualcuno dirà che i risultati sono esclusivamente merito dell’inflazione e del rimbalzo dalla recessione 2020. Ovviamente in parte è così ma l’inflazione è anche la madre di molte spese non previste, automatiche o meno che siano. Pensiamo a tutto il monte dei sussidi energetici, costati oltre tre punti di PIL.
Altra osservazione poco condivisibile è che i risultati non sono del tutto attendibili perché le stime del governo implicano qualche errore di stima, tipo l’assumere per certi l’incasso pieno della tassa sugli extraprofitti energetici o l’eccesso di ottimismo nella previsione del tasso di crescita 2023 dell’economia.
Questi ragionamenti nel caso vanno fatti a tutto tondo e a scostamenti negativi si possono individuare effetti o interventi di segno opposto, come avvenuto nel 2021 e 2022.
“La coperta” della finanza pubblica resta ovviamente molto corta e questo è già ricompreso nelle stime del governo, considerato che molti recenti provvedimenti sono stati disegnati come temporanei e, se per qualche motivo rinnovati, avranno un impatto negativo sui saldi.
Sarebbe dunque insensato celebrare il risanamento delle finanze pubbliche, tutto da garantire in un contesto che manterrà forti pressioni sulla spesa pubblica e considerato il perdurante livello del debito pubblico.
Altrettanto sbagliato però sarebbe ignorare questa dinamica oggettiva e i primi passi nella giusta direzione. In fin dei conti è la Costituzione italiana che prevede il pareggio di bilancio, non una legge qualsiasi.
Andranno quindi mantenuti anche nei prossimi anni target di riduzione del deficit e soprattutto del debito significativi, realistici ed ex post raggiunti. Questa la strada indicata dal Governo Draghi e una delle sue preziose eredità.