I prezzi dei prodotti ortofrutticoli sono lievitati a causa del prolungato caldo estivo, ma anche dell’abbassamento delle temperature registrato dopo la prima decade di settembre.
Ortaggi come le zucchine hanno registrato un incremento del 74,8% rispetto allo scorso anno, le melanzane del 65%, mentre per i pomodori da l’insalata il costo è salito del 37%.
Anche le pesche nettarine registrano una crescita dei prezzi del 20% e le pere un +11%.
È quanto emerge dall’indice dei prezzi all’ingrosso, realizzato da Unioncamere e Bmti, da cui emergono ”diffusi segnali di rialzo a settembre per i prezzi all’ingrosso dei prodotti agroalimentari”.
L’analisi ha mostrato tra i prodotti freschi, rialzi mensili per frutta e ortaggi, per le carni di bovino e di pollame e per le uova.
Nel comparto ittico, invece, sono rimasti sostanzialmente stabili i prezzi all’ingrosso, ad eccezione dei crostacei freschi, trainati dai rincari di gamberi e scampi.
Tra i prodotti lavorati, si è registrato un ulteriore rincaro per il burro e per i formaggi ed una sostanziale stabilità per l’olio di oliva e gli sfarinati di grano e riso.
Tra le carni, aumentano quelle di pollo (+6,4% rispetto al mese precedente e +3,4% rispetto al 2023) e tacchino (+5,2% rispetto a settembre e +12,3% rispetto ad un anno fa), spinti da una domanda superiore alle disponibilità di prodotto.
Cresce anche la carne di bovino adulto (+4,4% rispetto ad agosto).
Il comparto bovino è alle prese con una minore disponibilità di capi da ristallo, legata anche ai minori arrivi dalla Francia, elemento che sta imprimendo tensioni al mercato.
Tra i prodotti zootecnici, aumentano del 2,2% rispetto al mese precedente i prezzi delle uova allevate a terra, sostenuti da una domanda superiore all’offerta.
Per quanto riguarda il settore ittico, i prezzi all’ingrosso non hanno mostrato variazioni mensili significative a settembre.
Tuttavia si è osservata una crescita delle quotazioni delle specie catturate prevalentemente con le reti da traino, sistema bloccato o limitato in molte marinerie a causa del fermo temporaneo di pesca.
Tra questi, spiccano gli aumenti per gamberi e scampi rispettivamente di quasi il 56% e del 34,6%.
Tali aumenti verosimilmente sono dovuti anche ad un concomitante aumento della richiesta.
Tra le materie grasse derivate dal latte, si è registrato un ulteriore aumento del prezzo all’ingrosso del burro (+15% su base mensile): i prezzi sono più che raddoppiati rispetto ad un anno fa.
Tali aumenti riflettono i forti rialzi dei prezzi osservati nei mercati chiave europei, Germania in primis, dove il burro ha raggiunto livelli record a causa di una disponibilità limitata del prodotto a livello comunitario.
Aumenti ulteriori a settembre anche per i formaggi a lunga stagionatura (+1,3% rispetto ad agosto).
Crescono anche i formaggi a stagionatura media (+1,4%) e, in misura maggiore, i formaggi freschi e latticini (+2,9%).